WOLF CREEK – Greg McLean
Intenti a viaggiare per tre settimane lungo la costa occidentale dell’Australia, due ragazze inglesi, Liz e Kristy e il loro amico australiano Ben, si mettono in marcia per raggiungere la prima tappa della loro gita on the road: il parco nazionale di Wolf Creek, una immensa distesa isolata da tutto e tutti. Dopo averne visitato il cratere i ragazzi scoprono che orologi e motore della macchina non funzionano più.
In loro aiuto giunge un carro attrezzi, guidato da Mick, che li traina e li ospita nel suo deposito da sfasciacarrozze. Il terrore comincia al risveglio di Liz, la ragazza si rende conto che l’uomo non ha per nulla buone intenzioni …
Film d’esordio per il regista teatrale e pubblicitario Greg McLean che per il suo primo lungometraggio sceglie un racconto ispirato a fatti realmente accaduti. La figura del cacciatore Mick è. infatti. realmente esistita: negli anni ‘90 Ivan Milat (questo il vero nome del serial killer) ha ucciso sette persone, la maggior parte delle quali erano turisti muniti di sacco a pelo, i cui corpi furono ritrovati nei pressi di Berrima nel Belanglo State Forest. La polizia non ha mai trovato prove sufficienti per incastrarlo (Milat continua a proclamarsi innocente), anche perché l’assassino sceglieva le proprie vittime con assoluta casualità. Fu grazie ad un autostoppista riuscito a sfuggirgli che Milat fu catturato e condannato all’ergastolo.
Non è facile esprimere un giudizio concreto su Wolf Creek, la pellicola è gradevole nel complesso anche grazie allo stile realistico, molto vicino a quello del documentario, e alla tensione che si attesta costantemente su livelli molto alti, soprattutto a partire dal secondo atto in poi. Ci si rende conto, però, che alla fine dell’ultima inquadratura non ci è rimasto granché. Il problema credo non si trovi a livello registico quanto piuttosto in fase di sceneggiatura, a causa di alcune trovate drammaturgiche. I personaggi sono caratterizzati da una personalità piuttosto piatta e di loro si sa poco o nulla, tanto che allo spettatore non viene data la possibilità di affezionarsi e immergersi completamente nella storia.
È un peccato che i conflitti si risolvano in maniera così banale, senza lasciare dubbi o sorprese, perché si sarebbe potuto giocare ancora di più con la suspense e (magari) ottenere un più alto grado di terrore. Il punto di forza sta nella perversa violenza fisica e psicologica perpetrata ai tre ragazzi, le loro urla e gli inseguimenti disperati lasciano con il fiato sospeso e, immagino sarete d’accordo con me, la scena dell’agguato in macchina a Liz che è la più crudele di tutte, Mick è un vero bastardo!
Conclusione un po’ troppo frettolosa, quasi traumatica per l’eccessiva velocità con la quale si susseguono gli avvenimenti. Lascia una certa inquietudine non solo causata dall’immagine minacciosa di Mick a piede libero, ma anche dalla consapevolezza che le cose non sono andate proprio come avremmo voluto. Nonostante i numerosi difetti e la realizzazione accademica (nel complesso), voglio comunque dare un giudizio positivo, in fondo si tratta un’opera prima e il risultato è tutto sommato piuttosto buono. Vale la pena di visionare Wolf Creek, sangue e tensione sono utilizzati con equilibrio in quello che risulta uno dei migliori torture-movie del 2005.
VOTO: 7/10
Regia: Greg Mc Lean
Australia, 2005
Cast: Cassandra Magrath, Kestie Morassi, Nathan Phillips , John Jarratt