WHEN IT WILL BE SILENT – Dan Sachar
Nel marasma incontrollabile di un mondo che, tra guerre, minacce ambientali, contrasti razziali e religiosi, sembra sempre sul punto di esplodere, Dan Sachar, ci propone un breve cortometraggio inscenando un mondo post-apocalittico e scegliendo di girarlo in una terra desolata al confine tra Israele e Giordania.
Il giovane regista israeliano decide di evitare il racconto del dramma nel pieno del suo fulgore “spettacoloso” e opta per il fotogramma silente e malinconico dei primi attimi dopo la distruzione del mondo, servendosi di un formalismo registico algido e curato in ogni singola inquadratura. A chi si potrebbe immaginare una fine del mondo buia e tormentata da cadaveri e sangue, l’autore serve un affresco silenzioso, calato in un deserto assolato e puntando sul nitore di un immagine pulitissima.
Pochi e limpidissimi gli elementi scenici, come il lento fluire di un liquido (petrolio?) che solca il terreno e sporca il cuore , i passi di una mosca su un animale morto, e il vento che spira muovendo sabbia e polvere divenendo un elemento dominante in un panorama vuoto al punto di riuscire a caricare al massimo lo spessore narrativo di questi dettagli. E’ il crepuscolo del mondo e viene rappresentato dal crepuscolo di un amore. Cosa può rimanere ad un uomo solo, sopravvissuto a una catastrofe in un mondo con l’aria contaminata? Rimangono la dignità e l’amore. Passano i secoli ma, dal teatro greco all’era del 3D prossimo ad entrare nei salotti di tutte le case, è sempre l’amore l’espediente narrativo che giustifica e da liceità alle gesta di uomo rendendolo agli occhi di tutti valoroso e ricco d’onore.
Ed ecco così che a quest’uomo non rimane che raccogliere le ultime energie, calare il cadavere della moglie in una fossa tra le dune, sdraiarsi al suo fianco, togliersi la maschera anti-gas e lasciarsi morire inghiottito dal silenzio di un mondo vuoto che parla solo attraverso il vento.
Regia: Dan Sachar
Israele, 2009