ROBERTO D’ANTONA – Intervista
Poco più di un ragazzino, Roberto sorridente, e giocoso prende le difficoltà della vita con ironia, impegno e l’immancabile voglia di scherzare. Ma quando però si tratta di lavorare, quando si accende la luce rossa della telecamera diventa un’altra persona aderisce al suo personaggio, lasciandosi sommergere da colui che deve essere in quel momento.
Un ragazzo, un volto, mille volti. La sua arma segreta è proprio la sua capacità di essere tante persone, così diverse tra loro, i suoi personaggi parlano per lui, e credo che per lui debba anche essere una sofferenza annullarsi dietro il personaggio di cui deve portare i panni.
Impegno e sacrifici studio e serietà, una grande voglia di sfidare i propri limiti hanno dato i risultati. Tutto quello che tocca diventa oro, ha raccattato innumerevoli premi, per quasi tutte le sue partecipazioni, attirando lo sguardo dei critici che vedono in lui un piccolo gioiello emergere dal panorama indie. Tra nomination e premi ha collezionato più di una trentina di riconoscimenti tutti di una certa rilevanza, e che di sicuro non dovrebbero essere presi sottogamba. Dal Rome Web Awards preso più volte, al London Film Awards 2014, fino ad arrivare al più importante e prestigioso di tutti l’American Movie Awards 2015. Premio meritatissimo per il personaggio di Condom in Insane, il personaggio che probabilmente gli ha chiesto di più, ma sicuramente anche quello che gli ha dato di più.
Nonostante i tantissimi riconoscimenti, nonostante sia consapevole di quanto piaccia, Roberto resta un ragazzo semplice, con i suoi piccoli dubbi e tanta umiltà. Umiltà e gioia di vivere, voglia di crescere e imparare, accetta le nuove sfide con caparbietà e ironia. Una miscela di elementi che lo faranno andare lontano. Ma Roberto ha anche un’altra carta importante che gli permette di essere vincente. Una grande consapevolezza di sé. Una forza e una testardaggine incredibili per un ragazzo così giovane, sa quello che vuole, e sa fin dove può spingersi per ottenerlo.
Ti sei avvicinato al cinema dalla parte posteriore della camera. Avevi 11 anni quando hai realizzato le prime riprese. C’entrano i tuoi fratelli? Un quartetto fenomenale… Quando hai deciso, se l’hai davvero fatto, di focalizzare l’attenzione solo sulla recitazione?
In realtà ho iniziato a 6 anni, quando vidi per la prima volta The Mask e iniziai ad imitare Jim Carrey per casa e sempre nello stesso anno consumai la VHS con all’interno Grosso Guaio a Chinatown e BeetleJuice. Ma scherzi a parte, fin da piccino se ho girato corti amatoriali e nel tempo progetti più impegnativi e professionali non solo davanti la camera, l’ho sempre fatto con l’intenzione di farmi notare come attore e mai come regista. La regia mi affascina e logicamente se devo dirigere lo faccio con gusto, ma non è assolutamente il mio sogno o ciò che voglio fare. Amo recitare, vivere storie e personaggi che non mi appartengono, amo staccare la mente dalla mia quotidianità e per qualche mese, settimana o giorni vivere come se fossi qualcun altro, amo regalare emozioni a coloro che mi guardano che sia il grande o piccolo schermo. Amo recitare, mi rende felice.
Hai avuto dei risultati davvero soddisfacenti, ti è davvero così naturale interpretare un ruolo?
Non sempre, soprattutto per Condom in Insane e Max in Haunted, due personaggi ben differenti fra loro ma entrambi così profondi e difficili. Quando interpretai Condom, divenni Condom, non mi rendevo conto di camminare, parlare e atteggiarmi come lui, mi veniva spontaneo per quanto ero nella parte, così spontaneo che per qualche settimana ho pensato che sarebbe stato difficile distaccarmi dal personaggio, fortunatamente ci sono riuscito, e quello stesso personaggio mi creò davvero tante tensioni, pressioni e dolori fisici dovute ad alcune scene. Max invece, è un personaggio con tantissime sfumature, fa ridere, si spaventa ed è anche molto sensibile e a tratti nervoso, oltre al fatto che il film è in lingua Inglese. Questo personaggio è davvero stressante interpretarlo proprio per le sue sfumature e anche perché sto lavorando al fianco di attori di grande talento che parlano perfettamente la lingua e io devo esserne all’altezza e ce la sto mettendo tutta, nella speranza che il risultato finale soddisfi il regista e coloro che guarderanno il film. Recitare non è semplice, non basta imparare a memoria la sceneggiatura o il copione, no… Bisogna diventare il personaggio, altrimenti il pubblico non sarà mai soddisfatto e non vivrà mai pienamente il film lasciandosi trasportare dall’immaginazione.
Ne hai interpretati davvero tanti e anche abbastanza eterogenei. Come ti approcci ad un nuovo personaggio?
Solitamente affiancata alla sceneggiatura mi viene data una scheda del personaggio in cui viene spiegata la sua storia o chi è o cosa deve essere, ma non basta questo per capire un personaggio, un attore quando legge il suo personaggio deve capire il perché di ogni sua battuta. “Perché dice questo?” “Perché reagisce così?” “Qual è il suo scopo” e tante altre domande che deve porsi continuamente. Una volta studiata e capita la psicologia del personaggio, inizio a viverlo, nel bene e nel male, lavoro sulla voce, sugli atteggiamenti, sul modo di vestirsi, sullo sguardo, il sorriso, la risata, tutto. Devo distaccare il personaggio da ciò che sono realmente. Per esempio una volta ho cercato di essere Lo Squalo, ma è stato allora che ho rischiato quasi di annegare e sono rimasto terrorizzato dal mare (ride).
Ti ho adorato in Johnny e poi hai confermato il tuo talento con l’interpretazione dell’antagonista di Insane, che ti ha dato davvero tante soddisfazioni, ma tra tutti i panni che hai vestito a quale di loro ti sei affezionato maggiormente?
A parte Ash J. Williams? Be, questa domanda come sempre è davvero difficile in quanto ce ne sono diversi che ho amato particolarmente e che mi hanno portato risultati straordinari, fra questi Johnny, però se devo proprio scegliere sicuramente punterei il dito su Condom il cattivo sado-masochista del flm Insane… È proprio il tipo di personaggio che ho sempre desiderato interpretare, un pazzo scatenato, violento e imbecille. Le emozioni che mi ha fatto provare questo personaggio fuori e dentro il set sono indescrivibili, per non parlare dei riconoscimenti ricevuti, soprattutto quello agli American Movie Awards 2015. Però ci tengo a precisare, che ogni personaggio da me interpretato, l’ho sempre amato. Se non li amassi non potrei interpretarli.
Mi parli del rapporto con i tuoi fratelli e ci racconti qualche aneddoto estrapolato dal set?
Io e miei tre fratelloni (Mirko, Eros e Alex) siamo molto uniti e tutti e quattro condividiamo la stessa passione: il Cinema. Ognuno di noi è specializzato in un settore differente, ma bene o male ci ritroviamo spesso a collaborare tutti insieme, ma sui set non siamo fratelli, siamo colleghi. Una cosa rara ma bellissima, e il merito è anche dei nostri genitori e nonni che sono amanti del cinema e da sempre collezionisti. Come aneddoti ce ne sono una marea da raccontare, ma il primo che mi viene in mente è quello successo sul set di Ora Pro Nobis. Un corto girato in una cooperativa nel bel mezzo delle campagne nella caldissima estate pugliese del 2013. Bene: il giorno di riprese più lungo e complicato del corto, una tempesta travolse il set, facendo crollare il tetto della struttura e piovendone all’interno, così fummo costretti ad aspettare il termine del diluvio universale e girare con ben 6 ore di ritardo accavallandoci alle riprese della mattina seguente in un’altra location senza dormire, insomma, quasi 24 ore sul set senza sosta.
Roberto D’Antona è accostato anche al nome di Annamaria Lorusso, Com’è cominciata questa collaborazione?
Annamaria la conobbi sul set del cortometraggio di The House of the Rising Sun, io vestivo i panni di uno dei quattro protagonisti e lei era lo zombie che mi aggrediva, poi in seguito ci ritrovammo sul set di Insane e a lei piacqui molto come attore vedendomi nei panni di Condom, così mi propose di prendere parte al suo primo cortometraggio in cabina regia, Il Tempo di un Respiro, proponendomi il ruolo del protagonista ma io rifiutai e le dissi che avrei accettato la parte del Demone nonostante durasse soltanto un minuto e venti la sua scena. Con quel ruolo vinsi un premio, Anna rimase colpita e così nacque una sorta di collaborazione lavorativa e mi richiamò per il cortometraggio Ombre nella Memoria ma questa volta come protagonista e così via. Da lì, oltre che colleghi, siamo diventati fratello e sorella (lei quella più grande e antipatica) e molto spesso ci si ritrova non solo a lavorare sui suoi set ma anche su quelli degli altri, perciò aiutatemi a procurare del veleno molto aggressivo per poterla avvelenare sul prossimo set che la incontro. (ride)
Tu sei pugliese, mentre un regista può più o meno muoversi indipendentemente e giocare, la vita dell’attore è un po’ più difficile perché non sempre ha di fronte l’occasione giusta. Concordi? E’ stato questo è portarti via da casa?
Premessa: Anche la vita del regista non è semplice, sempre sotto tensione e deve stare sempre attento a non sbagliare alcuna mossa per il bene del film e deve essere pronto a saper gestire un progetto dalla pre alla post produzione. Insomma è dura anche per loro.Il problema di noi attori però è che oltre al talento ci mettiamo la faccia, quindi se sbagliamo un ruolo, ognivolta che vedranno la nostra faccia sullo schermo diranno: “No! Sta faccia di m***a sta in questo film? Non lo guardo!”Per questo bisogna sempre scegliere i ruoli giusti, logicamente questo si può fare dopo una lunga e dura gavetta, e bisogna soprattutto cercare di capire per quale tipo di carriera siamo adatti e quali personaggi siamo capaci di vivere, proprio per non farci odiare dagli spettatori, che giustamente sono pignoli, bensì per farci apprezzare e magari amare.
Il nostro scopo è soddisfare i registi (perché sono loro che fanno i film, non noi attori) e se soddisfiamo loro che sono il nostro pubblico più critico, sicuramente riusciremo a soddisfare buona parte del pubblico, emozionandolo in qualsiasi modo. Personalmente, io so bene di non essere adatto ad interpretare un ruolo come Rambo, Terminator o qualsiasi Action Man di quel genere, ma sono più portato per altri tipi di ruoli, basati più sull’interpretazione che sulla fisicità e l’epicità estetica. Mi ci vedrei molto bene nel ruolo di Roger Rabbit per esempio (ride). Per quanto riguarda il trasferimento, io prima vivevo nel profondo sud e, spesso, per le produzioni indipendenti risulta più complicato rimborsare le spese di viaggio per un attore che vive molto lontano dal set (in aggiunta alla retribuzione). Perciò, spostandomi al nord, sono decisamente più vicino alle produzioni indipendenti con cui collaboro e se dovessi girare qualcosa al sud, mi è comunque più semplice avendo anche lì un appoggio.
Hai un sogno? È che strada stai percorrendo per realizzarlo?
Il mio sogno è quello di diventare un grande attore, non un attore “famoso”, ma un grande attore. Ossia un attore che sappia emozionare, che renda felice lo spettatore quando lo guarda, che sia una sorta di “garanzia”, diventare un attore “prestigioso”, che mi valutino per le mie interpretazioni indipendentemente dal mio aspetto estetico che possa esso essere accettabile oppure orrendo. Il mio sogno, è quello di lasciare un segno in questo mondo così pieno di squali, ma dannatamente bello, perché è questo il mondo che amo
Attualmente impegnato sul set del film Haunted, insieme a Michael Segal, Annamaria Lorusso e David White ma anche impegnato sul set di tre serie e un film al momento, progetti di cui attualmente dice di non poter parlare. Insomma, sempre attivo e sorridente mentre annuncia per il prossimo anno l’ uscita di Insane, Inferno – La Serie e Haunted!
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