PIGGY – Carlota Pereda
“Cicciona, vacca, scrofa, lardosa” sono solo alcuni degli epiteti che Sara (Laura Galàn) è costretta a sentirsi ripetere ogni santo giorno, per via della sua costituzione fisica che i più generosi definirebbero corpulenta ma è oggettivamente obesa. Ella lavora nella macelleria di famiglia sotto lo sguardo severo del padre e della madre che non lasciano modo alla fanciulla di esprimersi liberamente.
Chi si rifugia nel cibo molto spesso avverte una forte mancanza di amore e comincia ad avvertire tale mancanza fin dalla tenera età proprio in famiglia. Ovviamente c’è sempre una sorta di dualismo che caratterizza le persone affette da questo tipo di patologia, da un lato parliamo di lassismo nel volere prendere in mano la propria vita e avere lo scatto emotivo giusto per combattere un ambiente familiare opprimente e dall’altro è proprio in quell’ambiente che cercano protezione dal mondo esterno che reputano cattivo e insensibile.
Infatti, Sara preferisce passare il suo tempo libero in macelleria, alla cassa, piuttosto che uscire e divertirsi con i suoi compagni di scuola, per non essere continuamente derisa e rimanere vittima dei loro scherzi e bullismo. In contemporanea un personaggio silenzioso, corpulento, con un’imponenza taurina si aggira per il paese e compie una serie di malefatte che sembrano più atti di giustizia privata che violenza gratuita. Egli infatti prende le difese di Sara quando quelli che sono i suoi “amici” continuano ad umiliarla rischiando di farla affogare in piscina.
Siamo di fronte all’opera prima di Carlota Pereda tratta dal suo cortometraggio omonimo con tutte le ingenuità e indecisioni che balzano subito all’occhio dello spettatore più attento. Chiariamoci, Piggy (Cerdita) è un film che si beve tutto d’un fiato senza troppi problemi se si sospendono un bel po’ di giudizi circa la credibilità scenica di alcune situazioni. Ad esempio abbiamo un efferato killer che tutto è fuorché silenzioso e discreto, insomma un omone che sicuramente non passa inosservato alla vista e all’interno di un paesino dove tutti sanno tutto di tutti possibile che nessuno l’abbia mai visto?
Inoltre sceneggiature come queste ad un dato momento devono prendere strade ben precise, nette altrimenti il rischio è quello di perdere di efficacia. Infatti non si capisce se siamo di fronte ad un revenge-movie, uno slasher stile Non aprite quella porta o una storia d’amore pulp con un retrogusto di denuncia sociale di bullismo con tutte le sue propaggini tecnologiche.
Detto ciò Piggy mantiene un bel ritmo, incuriosisce lo spettatore e la tematica sociale è affrontata con il giusto tatto che deve, senza trascendere nel patetismo, insomma Carlota Pereda ha tutte le carte in regola per crescere bene nel panorama di genere europeo.