PAIN OF SALVATION – “Scarsick”
Aggiungono un altro tassello alla propria proposta musicale gli svedesi capitanati da Daniel Gildenlow, attivi sul mercato sin dal 1997 con la prima release Entropia. Dopo il controverso Be aprono le danze del 2007 con un disco, lasciatemelo dire immediatamente, inferiore ai precedenti.
I Pain Of Salvation sono sempre state una di quelle band capaci di osare, di reinventarsi e di fagocitare elementi musicali altrui rifoderandoli con un gusto tanto personale quanto raro; hanno saputo creare un proprio sound ed elevarsi a grande band da osannare (o criticare). Da una band del genere è lecito aspettarsi ogni volta un passo avanti, una evoluzione, è quasi impensabile una stagnazione o un passo indietro. Con Scarsick il gruppo semplicemente tira il freno a mano. Non vi è nessun colpo di scena come nel penultimo album o cambio di rotta, semplicemente hanno riunito elementi già scritti da loro stessi e li hanno miscelati con un pizzico di System of a Down, stendendo dieci brani che è possibile riunire in tre tronconi. Togliamoci il dente marcio aggiungendo immediatamente gli altri due punti deboli del disco: i testi e la ripetitività. Bene, le liriche sono state sempre fonte di notevole attenzione da parte della band ma qui la qualità cala di una spanna per il modo di scriverle, infatti sembrano versi stilati da teenagers sulla scia di Linkin Park e simili, pur trattando argomenti interessanti come il capitalismo. La ripetitività, inoltre, flagella tutte le canzoni innalzandosi a vero e proprio nodo cruciale per la riuscita dei pezzi, ben otto brani su dieci sfiorano o superano abbondantemente i sei minuti, e fin qui potrebbe non esserci nulla di male, il vero problema è che non vi sono stravolgimenti o intuizioni geniali tali da giustificarne la durata, bensì la continua e martellante ripetizione degli stessi riff o accordi che siano (ricordiamo che non si sta parlando di un disco doom).
Tenendo conto di quanto detto, che vale per tutti i brani, si nota che il primo blocco di tre canzoni suona decisamente bene “Scarsick” e “Spitfall” sono accostabili a “Beginnings” e “Ending Theme” di Remedy Lane (se non fosse per la noia che sopraggiunge all’ennesima riproposizione del ritornello) mentre “Cribcaged” si basa su cinque accordi contati, ma è forte di una melodia veramente azzeccata. Dalla quarta traccia parte un intermezzo allegrotto con “America” ed addirittura un brano come “Disco Queen” che è ne più ne meno una canzone disco anni ’80, con l’aggravante di durare oltre otto minuti. Saltato questo trascurabilissimo intermezzo si passa alla splendida “Kingdom of Loss” che inizia l’ultimo troncone egregiamente grazie a melodie e sensazioni profuse degne di The perfect element part I, peccato per la successiva “Mrs Modern Mother Mary” ai limiti dell’inascoltabilità tanto è superflua. Il trittico finale non aggiunge niente alla economia del disco, non distanziandosi sostanzialmente dalle precedenti songs.
Tirando le somme se questo disco fosse uscito con un nome meno altisonante si sarebbe preso una sufficienza ed un “vediamo nel futuro cosa sarà capace di fare la band” a suggellare il commento senza ulteriore spreco di caratteri, ma poiché si tratta dei Pain Of Salvation il discorso non è così lineare per cui la sufficienza è comunque meritata, senza però alcun voto di incoraggiamento ne particolare elogio.
Tracklist
01. Scarsick
02. Spitfall
03. Cribcaged
04. America
05. Disco Queen
06. Kingdom of Loss
07. Mrs Modern Mother Mary
08. Idiocracy
09. Flame to the Moth
10. Enter Rain