OMBRE NELLA MEMORIA – Annamaria Lorusso
Un vagabondo inquieto, disturbato, tormenta una ragazza. La sua mente scivola nei ricordi, a quando viveva sotto lo stesso tetto della piccola Miriam, a quando allora come oggi la perseguitava. Ma perché? Cosa ha fatto la ragazza per indurlo alla pazzia? Inevitabile il tragico epilogo.
Ombre nella memoria è un cortometraggio diretto da Annamaria Lorusso, valorizzato da una buona scenografia, una tematica funzionante, un buon uso della camera e un protagonista convincente. Ma tutto questo non è sufficiente a far emergere il nome della regista né il suo piccolo lavoro.
Se è pur vero che si presenta come low-budget, con tutti i limiti e giustificazioni del caso, ed è vero che ha raccolto diverse premiazioni e diversi consensi, è altrettanto vero che Ombre nella memoria risulta immerso in una sfera dilettantesca che sembra non volersi staccare dallo schermo. La fotografia, per esempio, funziona soprattutto nei primi piani, rivelando però dettagli che mostrano poca ricercatezza e superficialità, come la barba posticcia che risalta più delle lacrime, rendendo la scena poco credibile.
Altro esempio indicativo è il cast. Ricordando che Roberto D’Antona ha ricevuto meritati riconoscimenti per l’interpretazione di un personaggio per nulla semplice, anche se a tratti eccessivamente enfatizzato, non si può non notare che, in generale, gli altri attori non presentano buone capacità recitative, né sembrano muoversi adeguatamente sulla scena.
L’impressione generale guardando Ombre nella memoria è che Annamaria Lorusso si è spesa moltissimo per dare qualità tecnica a un lavoro che sicuramente avrebbe necessitato fasi preparatorie e di revisione migliori.