LE ORME – Luigi Bazzoni
Alice è una traduttrice presso la Fao. La sua vita è quella, apparentemente, di una donna borghese che vive la sua quotidianità nella capitale italiana. Un giorno, però, un incubo ricorrente che l’accompagna da diversi anni, risveglia in lei strani ricordi e, al contempo, fa emergere grossi buchi nella sua memoria. Che cos’ha fatto negli ultimi giorni? Chi le ha spedito una cartolina dalla Turchia? L’uomo che le appare nell’incubo, Blackman, la sta veramente cercando?
Florinda Bolkan (Una lucertola con la pelle di donna, Non si sevizia un Paperino) è Alice, la protagonista di questa pellicola cupa e psicotica, che và a toccare i meandri della mente umana, costringendo lo spettatore a porsi domande sugli enigmi che man mano accrescono, durante il dipanarsi degli eventi. Operazione, questa, tanto affascinante quanto difficoltosa. La “mente” è un universo infinito e molteplice e cercare di dare una spiegazione a certi atti dell’uomo è un sogno idilliaco.
Bezzoni si addentra con maestria ed eleganza nella mente di Alice, regalandoci una pellicola ben girata, dall’ottima fotografia, dall’azzeccato utilizzo dei colori forti negli ambienti scuri, servendosi di risicate, ma altrettanto audaci, location, spingendoci a cogliere i segnali della sua personalità, le figure e gli enigmi che si susseguono nella sua tranquilla vita. Partendo dall’incubo ricorrente nei sogni di Alice, un incubo che, secondo lei stessa, è solo un vago ricordo di un film che la traumatizzò da piccola, sino al raggiungimento totale dei vari tasselli agglomerati per ricostruire il mosaico della sua vita.
Nulla però ci viene indicato riguardo la sua infanzia, per capire che tipo di persona sia Alice, dobbiamo quindi farci guidare man mano dalla storia stando attenti agli elementi che possono rivelarsi decisivi. Incubo, realtà; amnesia, ricordi; psicosi o diabolica congiura? Seppur tale percorso è assai intrigante e incolla lo spettatore allo schermo, in attesa di ulteriori sviluppi, risulta meno elaborato di quello che (probabilmente) era l’intento primario di Bazzoni, quello cioè di attanagliare lo spettatore fondendolo nella spirale di claustrofobica nevrosi della protagonista.
La pellicola risente, inutile negarlo, del paragone (omaggio, tentativo di plagio?) con quella perla del cinema di genere che è l’inarrivabile Il Profumo della Signora in Nero di Francesco Barilli. Qui gli elementi comuni si sprecano, partendo dalla centrale protagonista femminile di questa storia nera, Silvia Hacherman, i suoi traumi infantili, gli inganni, la sua nevrosi o la sua congiura da parte di amici ed estranei. Anche qui tutto si svolge incentrando il dramma della diffidenza verso gli estranei e verso, alla fine, se stessa, una donna che indaga incappando in seri pericoli … unico modo per uscire dal baratro di follia in cui, sin’ora, giaceva dormendo.
Un ulteriore riscontro si ha nell’utilizzo del nome “Alice” dato alla protagonista. Chi ha visto Il Profumo della Signora in Nero non potrà non ricordare come sia fonte rilevante per la comprensione del film, la parte in cui viene data una spiegazione su Alice “nel Paese delle Meraviglie” cioè “nel Paese della Follia”.
Le Orme è, purtroppo, ben lungi da ottenere il pathos creato dall’opera di Barilli, risulta incompleto, latente riguardo fatti salienti atti a mozzare il fiato e, soprattutto, risente di un finale raffazzonato che lascia un po’ interdetti, senza una spiegazione di complessa tenacia, le potenzialità non vengono sfruttate, in un attimo decade ogni spiegazione che ci eravamo dati, lasciando spazio ad un altro, bieco, finale. Ci si era forse spinti oltre e non si sapeva poi “dove far andare a parare”?
Le Orme è dunque un discreto thriller, ma non tale da eccellere tra le pellicole del decennio migliore, per cura e originalità, del panorama italiano di allora. Un’occasione mancata. La pellicola si avvale del cameo, a inizio film, di Klaus Kinski; forse una sorta di “specchietto per le allodole”, dato che il suo girato è di un paio di minuti totali, non possiamo poi non citare l’inquietante ragazzina con le lentiggini, dai capelli rossi, Nicoletta Elmi.
A parte che è discutibile paragonare un film ad un altro solo perchè appartengono allo stesso filone… (allora tantovale paragonarlo a repulsion di Polanski) parlando addirittura di plagio… ma chi ha recensito il film lo ha visto almeno? Si direbbe di no visto che cita perfino MARIA PIA MARSALA come la bambina del film quando invece è la famosissima NICOLETTA ELMI, attrice cult di film come profondo rosso, demoni, reazione a catena… il nome della Marsala tra l’altro non è in nessun credit del film quindi è da escludere un errore… è proprio un esempio di poca umiltà, molta pienezza di se (anche quando palesemente non si sa cosa si sta dicendo) e poca professionalità (non verificare nemmeno le fonti). LE ORME è un ottimo film e molto originale che non plagia e non risente di nessuna influenza.
Salve Damiano,
innanzitutto grazie per la segnalazione, si tratta chiaramente non di un typo ma di un errore. Veniamo ai commenti: per quanto riguarda il plagio, cito testualmente, “omaggio, tentativo di plagio?” per cui si tengono aperte alla sensibilità dello spettatore entrambe le (opposte) porte. Naturalmente quello che la redattrice voleva puntualizzare erano i (molti) collegamenti tra gli elementi di questo film e IPDSIN, più di quelli tipicamente comuni (richiamo? plagio?) tra i film del filone dell’epoca.
Personalmente il film di Bazzoni mi è piaciuto molto ma questo non vuol dire che il parere di una persona debba diventare universale, quanto spunto di discussione/riflessione come questo. Quello che non accetto è il commento sulla poca umiltà, che trovo anemicamente fuori contesto e non trasparente dalle righe della redattrice. Buona lettura.