LA NOTTE DELL’ORCO – Christian Marchi
Il pericolo, la paura, si nascondono dietro facce rassicuranti, che ispirano fiducia, personaggi grazie ai quali ci sentiamo protetti. La nonnina, il poliziotto, la mamma, sono gli affascinanti quanto terrificanti personaggi, che elargiscono paura e morte. Ed è proprio la morte filo conduttore degli 11 racconti di Christian Marchi.
Le vittime sono quasi sempre bambini innocenti, ma troviamo anche coppiette in amore uccise da un orco in uniforme, “anime pure” che incontrano la morte nel momento in cui si sentono più sicuri; o il fantasma che si burla dei vivi forte della sua consapevolezza. I racconti presenti ne La notte dell’orco sono eterogenei, gli avvenimenti si dipanano via via senza mai un perché o descrizione dettagliata del come; reale e surreale si fondono in una nebulosa catena di sangue.
I racconti brevissimi, conducono rapidamente il lettore in atmosfere terrificanti da cui, però, altrettanto rapidamente ne esce. I racconti, la maggior parte dei quali adattamenti di articoli di cronaca o di favole, sono troppo brevi per lasciar germogliare il pathos sufficiente a creare nella mente del lettore angosce o trasporto di qualche tipo. Interessante e particolarmente riuscito “I cimiteri si ripopoleranno”, penultimo racconto, in realtà una profezia, secondo la quale tutti gli uomini sono destinate all’infelicità, alla morte e all’inferno. “L’odore ripugnante della morte s’innalzerà su in alto, nauseando il cielo che si spaccherà in tante parti, quante sono le guerre inutili che avete combattuto. Questa stavolta la perderete!”. Proprio per il suo carattere, il racconto sarebbe stato chiusura ideale de La notte dell’orco.
Apprezzando lo sforzo di Christian Marchi, che pure si dimostra zelante nel creare delle riuscite locuzioni, occorre sottolineare uno scarso lavoro di editing che, purtroppo, lascia trasparire errori grossolani, penalizzando un lavoro apprezzabile.