JOHN REAL – Intervista
Dopo l’uscita nelle sale di Native, abbiamo fatto una chiacchierata con il giovanissimo regista John Real, all’anagrafe Giovanni Marzagalli, per scoprire i retroscena di un film indipendente uscito nei cinema ma dalla matrice low-budget.
Ciao “John” partiamo proprio dal nome. Quando e come mai Giovanni Marzagalli, nato il 28 novembre 1988, diventa “John Real” ?
John Real è un nome che fa parte di me già da tanto tempo. Ho sentito tante persone che danno la loro versione riguardo la scelta di un nome americano, c’è chi pensa alla voglia di “imitare” gli statunitensi, chi invece pensa che ci sia dietro un motivo commerciale. In realtà questo nome fa parte di me perché mi è stato dato da una persona che adesso non c’è più e voglio continuare a portarlo con me. So che sarà frutto di molte critiche e spesso un modo per avere un pregiudizio sul mio genere, ma io sono John Real al cinema e mi sta bene.
Nel 2008 giri “The Battle”, cortometraggio-prequel di “Ombre di realtà”, in cui dimostri una notevole capacità di messa in scena nella sequenza di massa, in una vicenda ambientata agli inizi del 1200. Dove hai appreso una così precoce padronanza del linguaggio cinematografico?
Amo registi come Michael Mann, Ridley Scott o Peter Jackson. Tutti legati a questo genere di scene che in qualche modo tramite ai loro film mi hanno trasmesso la voglia di cimentarmi in qualcosa che sento davvero mio. L’horror non è un genere che mi appartiene, Native è più un thriller che un horror, purtroppo non ho avuto ancora la possibilità di seguire un genere che sento realmente mio, preferirei di più situazioni come The battle in quanto amo il fantasy, fatto da storie epiche e mi piacerebbe presto cimentarmi in qualcosa del genere. Quando ho realizzato The battle è stata la mia prima esperienze cinematografica, non ero ancora stato in accademia o alla ucla, credo di aver appreso molto dai film che vedevo e rivedevo milioni di volte.
“Ombre di realtà” è una conferma di quanto detto e un’ulteriore scarto (se non altro perché ti confronti con il lungometraggio). Qua ti chiedo quali sono state le difficoltà produttive.
Dopo che ho girato il cortometraggio The battle, ho notato che si è scatenato molto interesse da parte di gente che non conoscevo e visualizzavano il video su youtube, lo facevano girare. Ancora non avevo facebook o altri network potenti da poter fare pubblicità, ma aveva riscosso interesse localmente e mi sono accorto che se ne parlava tanto. Però era un corto, non c’era la voglia vera di seguire una storia, ma solo la curiosità di vedere di cosa si trattasse. Spinto da questo ho deciso di fare un lungometraggio da solo e mi sono imbattuto nell’esperienza di Ombre di realtà. E’ un film che mi è servito molto perchè ho potuto sbattere personalmente contro vari problemi. Ho convinto un paio di amici a seguirmi in quest’avventura e ho avuto la fiducia anche di tre attori professionisti catanesi che ringrazio tanto. Insieme alle mie sorelle ci siamo imbattuti nella produzione di questo film zero budget e alla fine abbiamo ricavato tanta esperienza e soddisfazione.
Passiamo a “Native”. Come nasce produttivamente e quali sono i riferimenti visivi a cui ti sei rifatto?
Native è un film thriller horror low-budget nato dalla volontà mia e del produttore Emanuele Leone di cimentarci nell’avventura di un prodotto un po’ diverso. Inizialmente si pensava ad un horror splatter, ma non amo tanto il genere ed abbiamo così deciso di raccontare una storia legata alle leggende siciliane che vertesse più su un thriller paranormale. Come primo esperimento cinematografico LEONE PRODUCTION ha deciso, così, di investire in un low-budget. Le difficoltà di realizzazione di un prodotto del genere si legavano anche ai tempi di realizzazione e alle varie scadenze. Devo dire che il supporto del produttore e di una bellissima troupe mi ha consentito di terminare il film in serenità.
Native è un film freddo, la colorimetria in gran parte della pellicola è bluastra, il blu rappresenta il gelo della situazione emotiva della protagonista e di ciò che le sta accadendo a torno. La spettralità di questo colore ha un sapore paranormale e infatti spesso nelle scene in cui la “nativa” riesce a farsi presente proprio nei momenti di debolezza di Michela, il colore blu domina la scena. Mi piaceva molto l’idea di avere un look fotografico che ricordasse Le verità nascoste di Robert Zemeckis e a tratti quella di The ring di Gore Verbinski. Sono due film che mi piacciono molto e trovo interessanti i tempi con il quale i due registi cercano di creare tensione nei personaggi. Oggi spesso vedo in molti film thriller horror che si cerca di impressionare il pubblico tramite la vista del sangue o colpi di scena legati ad immagini veloci che cercano di mettere in soggezione il pubblico. Trovo più interessante lo studio che c’è dietro la tempistica di realizzazione di una scena di suspense dove il pubblico arriva a non voler guardare lo schermo perchè sa che a breve qualcosa la farà saltare in aria. Il suono è molto importante perchè diventa protagonista finale dei momenti creati dai silenzi. Spesso attribuiamo un forte colpo di scena al semplice aumento del suono, ma credo che sia più funzionale seminare l’ansia e la tensione per raccoglierla nei momenti giusti …
Cosa c’è nel futuro di John Real?
In questo momento sto preparando il mio prossimo film per il cinema, ed è una storia davvero importante. Si tratta di una storia molto forte, spinta da una passione sportiva e da un dramma personale … credo che ognuno di noi potrà immedesimarsi nel protagonista. Non posso anticipare nulla ma la vedrete presto al cinema. Ti ringrazio davvero tanto per questa intervista.