JENNIE’S SONG – Dimitri Tiomkin
Nel 1948 il regista William Dieterle (regista e attore tedesco molto attivo anche in francia) dirige Il ritratto di Jennie, una ghost story a sfondo romantico, come era spesso in uso a Hollywood durante quegli anni. Non è un film che possiede un impatto o inquietudine di film come La casa sulla scogliera … e nemmeno penso volesse averlo.
Il regista si concentra sulla figura vagamente bohemienne del protagonista, lo sfortunato pittore Eben Adams (interpretato candidamente da Joseph Cotten) che, durante una sera d’inverno, incontra una ragazza in un parco e ne rimane inspiegabilmente folgorato. Tornato al suo studio, ritrae la fanciulla, Jennie, in uno schizzo pieno di vita ma lei sparisce nel nulla e così, dopo una estenuante ricerca, il pittore scopre che Jennie è morta molti anni prima, durante una gita in barca a un faro. Nella notte dell’anniversario della sua morte, Eben si reca sul luogo della disgrazia e invoca il nome della donna che gli appare di nuovo, rivelandogli alcune verità sul senso della vita e dell’amore. Interpretata da un’ipnotica e stralunata Jennifer Jones, Jennie evolve nel film, da ragazzina a donna, con passaggi sceneggiativi non sempre aggraziatissimi in quanto il plot sembra voglia spiegare, quasi giustificare, il dipanarsi della trama in modo molto dedicato, finendo con l’anticipare anche quelle che dovrebbero esser sorprese. Tale scelta è probabilmente legata al fatto che il pubblico dell’epoca non era tanto assuefatto a storie bizzarre e sovrannaturali come questa.
Il ritratto di Jennie resta un film di grande delicatezza, fascino e dolcezza, con momenti visivi e registici altissimi. Bellissima la scelta dei tre viraggi di colore nel finale, fino ad arrivare al quadro a colori esposto nel Museo. Anche la fotografia è notevole e, sebbene il direttore morì poco dopo le riprese, conquistò comunque una nomination agli Oscar. Ogni personaggio risulta ben disegnato al punto da affezionarcisi facilmente, grazie anche ad un cast interamente in parte, sottolineando quello che manca a gran parte del cinema di oggi: personaggi credibili e tangibili, nonostante l’approccio a storie anche incredibili.
Jennie si presenta a Eben e al pubblico cantando una magnifica e misteriosa canzone: ”Where I come from nobody knows and where I am going everything goes. The wind blows, the sea flows, nobody knows. And where I am going, nobody knows. ” Le musiche originali sono di Dimitri Tiomkin che accosta ad esse anche brani di Debussy da L’apres Midi D’une faune e un richiamo a Bernard herrmann proprio nella “Jennie’s Song”. Qui la song e la scena che la contiene.
La canzone in una frase:
Where I came from,
nobody knows,
and where I am going everyone goes