GLI SCACCHI DELLA VITA – Stefano Simone
Un incidente costringe Massimo in ospedale e, durante la degenza, la moglie scrittrice gli legge il suo ultimo romanzo: Gli Scacchi della Vita. Massimo, trasportato dalla voce della moglie, intraprende un viaggio surreale, in un mondo parallelo nel quale è costretto a giocare una partita a scacchi con uno strano personaggio. Ogni volta che Massimo fa una mossa perdente è costretto a sopportare un flashback che rivela una serie di dettagli della sua vita passata.
L’uomo è costretto a rivivere ogni triste evento della propria adolescenza, della propria vita: la morte del padre, la difficile vita da studente, la madre prostituta e il suo suicidio, il desiderio di vendetta e l’insofferenza verso un mondo che lo critica e deride. L’unica presenza fissa nella sua vita è un barbone, amico e consigliere, che lo aiuta a mantenere le azioni concreto e sensate. Massimo, durante l’ennesimo flashback, rivive anche l’omicidio da lui stesso commesso, in un’esplosione di dolore, che pone fine a quello che sembra essere solo un sogno. Sembra.
Michael Segal e Filippo Totaro, aderiscono perfettamente ai loro personaggi; Totaro interpreta un personaggio non ben identificato, un’entità sovrastante, un messaggero, l’eternità che tramite una partita a scacchi in un certo senso solleva la coscienza di Massimo.
Massimo ha passato una vita tormentata, riuscendo tuttavia a raggiungere serenità e amore. Probabilmente gli scrupoli di coscienza gli impediscono di accettare tale serenità quotidiana, forse sente di non meritarla, ma attraverso l’incidente e il viaggio onirico fatto gli è permesso di trovare una tregua e di fare pace con la vita e con se stesso. Solo attraverso il dolore può raggiungere la salvezza.
Gli Scacchi della Vita, tratto dal racconto omonimo di Gordiano Lupi, è uno dei lavori più riusciti di Stefano Simone che qui dimostra essere cresciuto, in quanto non solo offre un’interpretazione personale ad una storia già scritta, ma ne realizza un lavoro con un taglio stilistico anomalo. Stefano gioca con la cam, con le location, con le musiche; inquadrature pulite alternate a primi piani fastidiosi, campi lunghi, ritmi alternati e una recitazione che balza dalla perfezione all’insufficienza.
Con un budget abbastanza scarno, Stefano Simone riesce a creare un film godibile, coeso e nel complesso soddisfacente.
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