DIPINTA DI ROSSO: ASSASSINIO IN ABITO DA SERA – Daniela Rispoli
Baltimora, contrastante città del Maryland, dove studenti e criminali si incrociano, pericolosa e al contempo benestante, è sconvolta dall’ennesimo delitto. Vittima una studentessa della prestigiosa John Hopkins University, una ragazza parte dell’élitè della città. Un delitto pruriginoso per il detective Frank Moreno che chiede aiuto alla controversa psicologa Caroline Grindal.
La donna è la migliore al mondo nel suo campo con un passato difficile che preferisce dimenticare. Ma anche lei, di fronte alle stranezze del delitto e capendo che anche la sua sfera personale ne è intaccata profondamente, si rivela non così inattaccabile come crede.
Un delitto a scopo satanico-religioso dove strani segni sul cadavere sono chiari indizi per colui che riesce a decifrarli. La coppia di investigatori si trova su un campo minato, impestato dai potenti genitori dei coinvolti, con la polizia osservata a stretto giro dalla stampa e la magistratura che batte le nocche sui tavoli. Un intreccio accattivante anche se non proprio originale e imprevedibile ma, in questo caso, vogliamo andare oltre. La caratterizzazione dei personaggi è tale e talmente profonda che l’attenzione del lettore si concentra più sul seguire le loro vicende personali che le indagini, mettendo quasi in secondo piano le abilità dell’assassino.
Assassinio in abito da sera non è un lettura imprescindibile, anche se le prime, narcolettiche, pagine non invogliano il proseguio. Sembra trovarsi di fronte a un preciso referto autoptico, sono pulite e lineari come un rapporto della polizia, ma asettiche, prive dell’entusiasmo e della personalità della scrittrice che pur denotano tantissima cura e preparazione. Fortunatamente il continuo della lettura, spinto dalla disponibilità e gentilezza di Daniela Rispoli, arriva abbastanza speditamente nel vivo della vicenda, dove la scrittrice riesce a mantenere alta l’attenzione e, anche se intuiamo da subito come sono andate le cose, restiamo sconcertati di fronte al finale. Poco importa se il nostro desiderio di giustizia non trova riscontro né soddisfazione, la natura umana segue comunque i suoi istinti, siano essi fame, amore o vendetta.
E sono proprio gli istinti che Daniela Rispoli, in poche pagine, riesce a fare emergere: istinto dell’assassino che, pur avendo premeditato tutto, fa prevalere la rabbia, istinto dell’affamatissimo Mitchell e nel dectective Moreno che segue le indagini di pancia, istinto materno e fraterno che prevale sulla professionalità e sulla cinica fredda concretezza. I protagonisti, i vari personaggi tutti fortemente coinvolti nella vicenda, contrastano con uno stile netto e distaccato, talvolta fin troppo ricercato e particolareggiato che però nulla toglie alla continuità della lettura.