CYPHER – Vincenzo Natali
La Digicorp è un’agenzia senza scrupoli che assume Morgan per spiare la concorrenza. L’uomo, apparentemente ingrigito da un vivere troppo canonico e misurato, incontra una donna (Lucy Liu) in una delle conferenze che deve filmare, e una chiacchierata con lei rivela come il gioco celato dietro gli inganni sia estremamente più arzigogolato e complesso di quanto una semplice pedina come lui possa immaginare.
Interessante spy story quella ideata da Vincenzo Natali, reduce dal successo ottenuto ovunque con il claustrofobico Il Cubo, in questa situazione capace di uscire da un contesto racchiuso entro quattro mura per esplorare dinamiche più ampie, dove l’uomo non si rivela altro che oggetto da utilizzare per un fine quanto mai poco lecito. Mascherato da film di fantascienza, Cypher si muove tra thriller e spy (game) story, costruendo una torre di sospetti che si erge verso il cielo sfiorando nuvole peccaminose che, a poco a poco, rivelano una partita quanto mai sporca.
Cypher, sebbene riesce a dosare suggestioni caustiche durante il dipanarsi della trama, subisce un dilatare dei tempi che ne inficia il ritmo, andando a minare quel messaggio profondo, se vogliamo anti-unitario, anti-capitalistico, che sarebbe stato un buon cavallo di Troia da usare per trascinare virus di denuncia dagli echi cronenberghiani. Anche la credibilità del plot vacilla al momento di investire sull’action, esaltando scene di combattimento o fuga del tutto inadatte al carattere dei protagonisti. Eccessivamente in bilico tra cyberpunk e thriller di stampo classico. Un’occasione mancata.