CALDERA – Evan Viera, Chris Bishop
Caldera è un piccolo capolavoro d’animazione, un sogno intriso di poesia attraverso il quale i suoi creatori, Evan Viera e Chris Bishop, raccontano la delicata condizione di chi è affetto da malattie mentali.
Viera ha tratto ispirazione dalla psicosi che affliggeva il padre: a causa della schizofrenia, l’uomo viveva due vite parallele, di cui una completamente intangibile; il regista racconta che il genitore, mentre era in stato confusionale, danzava sugli anelli di Saturno, parlava con gli angeli e affrontava i suoi demoni.
Anche la protagonista del cortometraggio combatte contro la malattia, e la guerra che brucia dentro di lei si manifesta come scontro tra la delicata maestosità della natura e il grigiore e la frenesia delle grandi città moderne. La ragazza si muove tra pallidi scenari di nebbia e cemento, popolati da personaggi apatici e senza volto che hanno perso la loro umanità e vagano come zombie. La via di fuga, però, esiste, e le viene ispirata da un uccellino blu: getta via le pastiglie che reprimono i suoi pensieri e fugge verso l’orizzonte, tra i fitti boschi che circondano uno specchio d’acqua traboccante di luce e magia, nel quale si tuffa per nuotare con una meravigliosa tartaruga gigante, fino ad un’esplosione di luce verso l’infinità dell’universo.
Caldera possiede un simbolismo molto forte, che si può riscontrare sia nella scelta dei colori che in quella dei personaggi. La natura è rappresentata soprattutto coi toni del blu e del verde (verdi, non a caso, sono anche gli occhi della protagonista), in netto contrasto col giallo e col rosso che caratterizzano la centrale elettrica e il robot che la minaccia prima della fuga finale, mentre la città e i suoi abitanti sono grigiastri e inespressivi. La tartaruga, poi, simboleggia saggezza e immortalità, nonché la Madre Terra.
Caldera non è solo un tributo di Viera al padre, ma un modo per omaggiare tutte quelle menti brillanti prigioniere di profonde psicosi.