AUTOMATON TRANSFUSION – Steven C. Miller
Dei rumori provengono da uno dei loculi dell’obitorio. Un medico si accinge ad aprirlo per scoprirne la causa ma all’interno trova uno zombie che lo divora troncandolo in due parti. E’ l’inizio di una orrenda invasione, pilotata da un esperimento militare volto a creare una nuova razza di soldati che non è possibile fermare.
Questo Automaton Transfusion è un gioiellino, afferra a piene mani la lezione data da Dan O’Bannon col suo Il Ritorno dei Morti Viventi, riprende il ritmo imposto da Zack Snyder nel remake de L’alba dei morti viventi e rievoca alcune idee cesellate da Lucio Fulci in Zombie 2.
Il risultato è un’ora e venti circa di azione, splatter a go-go, inseguimenti, musica metal e un’intera orda di zombie famelici e implacabili. Complimenti al regista Steven C. Miller che sa come condire il suo lavoro con ironia e citazionismo, impregnando la pellicola di ettolitri di sangue ed effetti veramente ben realizzati, grazie anche a delle architetture di montaggio/regia che supportano egregiamente il livello di tensione.
A tal proposito l’editing è notevole, orchestrato in modo tale da far sembrare l’intera pellicola come un’unica corsa contro il tempo ed un nemico inarrestabile e spietato. Il make-up degli zombies è ottimamente realizzato grazie ad un ensamble di giovanissimi artisti che non si limitano ad inscenare i “soliti” pasti cannibali o esplosioni di teste, ma anche un realistico spappolamento di mandibola ai danni di una donna (ricordiamo una scena simile in Riflessi di Paura di Alexandre Aja).
Grottesco anche il finale con due militari che tramano in soffitta, apatici all’apocalisse che sta accadendo in città, i quali sciorinano la solita spiegazione del complotto. Se non siete mai sazi (è proprio il caso di dirlo) di zombie-movies e cercate un buon concetrato di sangue e adrenalina vedete Automaton Transfusion, il cui To-be Continued finale lascia presagire nuove incursione nel gore.