APOCALISSE Z – Manel Loureiro
Dagestan, nelle vicinanze della madre Russia. Sin nella lontana Spagna riecheggiano urla di morte, prima assordanti, diffuse sempre con minor enfasi dai media, poi … silenzio. Una febbrile linea di tensione che pulsa lentamente, per poi deflagrare improvvisamente in tutto il mondo come uno tsunami. I confini vengono chiusi, la legge marziale messa in vigore, una terribile epidemia è esplosa, ed è foriera di morte.
Galizia. Un avvocato trentenne segue gli avvenimenti, e li trascrive su un blog, prima leggendone vaghi resoconti in trafiletti di giornale, poi udendone e comprendendone la portata nel tono di voce dei giornalisti. Pochissimi giorni, un’ottusità dilagante e non c’è più tempo per bloccare il virus. Una sterminata stuola di morti viventi sta devastando le città, organizzate intorno a Punti Sicuri, luoghi dove la popolazione si raccoglie protetta dai militari. L’avvocato decide di rintanarsi in casa, attendere. E compie la scelta giusta, mentre i Punti Sicuri vengono assaliti rabbiosamente da orde di zombie.
Manel Loureiro sa che la materia su cui si sta lanciando è satura di idee trite e ritrite, di luoghi comuni ormai utilizzati solo in chiave demenziale; ma è anche cosciente del fatto di trattare un argomento sempre florido di potenziali lettori/spettatori. Loureiro, tuttavia, ha il suo mestiere (anch’egli è un avvocato), non necessita di scrivere per motivi alimentari, per cui non è costretto ad estrapolare la scintilla dal cilindro, deve solo avere darsi il tempo di coglierla. E ci riesce.
Apocalisse Z non racconta di scenari mai narrati prima, non si fregia di costruire eventi impensabili o eruttare sangue a dismisura per placare la sete degli splatter-maniac. Apocalisse Z si fregia di raccontare una storia con una fluidità disarmante, disseminando situazioni chiave ai limiti della sopportazione per carico di pathos, di inserire tutti i personaggi giusti nel punto giusto al momento giusto. La chiave psicologica diviene cardine intorno al quale lasciar ruotare le situazioni, tutte sospinte da una pressione disarmante e debilitante. Il panico, una paura vividissima, il terrore dell’oggi così come del domani, sono elementi sintetizzati dal costante e infinito urlare degli zombie, del loro sbattere incessante contro le porte, in un asfissiante logorio che non può che portare alla follia. E chi se ne frega della coerenza logica di alcune soluzioni narrative.
Loureiro spinge l’avvocato (se stesso) all’interno di armadi a muro dove rintanarsi mentre fuori gli zombie divorano i compagni, dentro magazzini abbandonati durante una fuga senza speranza, lo ancora umanamente al proprio gatto, Lucullo, vera e propria salvezza morale e appiglio al presente (così come al passato) per non de-umanizzarsi anch’egli. Vita e morte, vita dopo la morte, morte nella vita, Apocalisse Z racconta un’epopea suddivisa in tre romanzi paurosamente realistica.