À L’INTERIEUR – Alexandre Bustillo, Julien Maury
L’introduzione è un biglietto da visita potentissimo, con un incidente stradale appena conclusosi in cui il ragazzo di Sarah è già morto e lei appare in uno stato di evidente confusione. Sarah inoltre è incinta e alcune scene ci mostrano chiaramente come se la passa il feto all’interno (ma attenzione al colpo di scena finale). Quattro mesi dopo la ragazza è guarita dalle ferite esterne ma non da quelle interiori, è sempre silenziosa e rifiuta l’assistenza di amici e parenti nonché gli inviti a passare la notte di Natale in compagnia.
Ma la sera della vigilia, una donna (Béatrice Dalle) bussa alla sua porta, Sarah non apre ma questa misteriosa visitatrice dimostra di conoscere tutto di lei. E’ l’inizio di un vero e proprio incubo psicopatico a colpi di forbici, spilli da uncinetto conficcati in gola, facce asportate a colpi di pistola e altre amenità che inducono a storcere la bocca dal disgusto. Il fatto poi che tutto succede a una donna incinta amplifica la tensione generale e dona al film un ritmo forsennato che lascia senza fiato, indicando, nel marasma generale, un unico e disperato messaggio rivolto ad una società iperbrutale da cui non si può più stare al sicuro. Nemmeno nel caldo ventre materno.
Letteralmente un film per stomaci forti questa sanguinolenta prova cinematografica d’oltralpe diretta a quattro mani da Alexandre Bustillo e Julien Maury. Il new horror francese spinge sul pedale della violenza e dell’ultra gore, puntando decisamente a scioccare lo spettatore con donne malmenate brutalmente, sangue, feci e frattaglie miste, senza fermarsi di fronte a nulla. À L’INTERIEUR ne è la summa atroce con estremi visivi a tratti insostenibili, basato anch’esso su una trama quasi pretestuosa, girato con inquadrature frenetiche e momenti grotteschi, citazioni agli scontri nelle baileu parigine (in questo caso la protagonista Alysson Paradis è una fotografa che deve fare un servizio sulle contestazioni) e splatter a profusione.
Nonostante il finale risulti a tratti un pò weirdo, il film lascia veramente il segno e ci fa completamente scordare che viene prodotto da un paese comunemente associato alla raffinatezza e al buon gusto. I tempi cambiano anche per il cinema e quello francese non smette mai di stupirci In questo caso però inizia anche a disgustarci visivamente con picchi efferati che ricordano la nostra produzione di fine anni’70 e primi anni’80, quando a menare le forbici negli stomaci erano Dario Argento e Lucio Fulci.