WOMEN’S CAMP 119 – Bruno Mattei
Esperimenti bizzarri vengono portati avanti in una sorta di nuovo lager, con scopi bislacchi e metodi originalmente folli. Si cerca di far rivivere soldati nazisti o curare uomini dalla loro omosessualità, il tutto utilizzando corpi femminili come meri oggetti.
Meglio noto in Italia col nome di KZ9 – Lager di Sterminio, il film di Bruno Mattei ricevette una fredda accoglienza nella nostra terra quando venne presentato nel lontano 1977. Secondo film legato al nazismo, dopo CASA PRIVATA PER LE SS, cerca di celare un vivido voyeurismo dentro (finti) intenti documentaristici (nella parte finale si vedono immagini di Mengele e altri nazisti), andando ad affondare in un non-sense raramente disturbante.
Lorraine De Salle ricopre il ruolo di una donna ebrea costretta a fare da aiutante ai nazisti, Ria De Simone indossa (?) le vesti di una kapò sadomaso dai modi burberi e lascivi, mentre Ivano Staccioli si erge come aguzzino spietato, specialmente nel finale. Le idee che muovono le fila di WOMEN’S CAMP 119 sono veramente weird, citiamo uno degli esperimenti più bizzarri: delle donne nude si strofinano, leccano e accarezzano un soldato morto per riportarlo in vita. Potere della sensualità e sessualità femminile, l’esperimento riesce.
Variante del women in prison, immerso in un contesto nazi, il film di Bruno Mattei può attirare soltanto gli aficionado del genere, per il resto non ha nessuna valenza, nemmeno storica, risultando un lento trascinarsi per tutta la sua durata.
VOTO: 4/10
Regia: Bruno Mattei
Cast: Ivano Staccioli, Ria De Simone, Nello Riviè
Italia, 1977