X: SEX HORROR STORY – Ti West
Cosa fareste se la vostra ragazza vi chiedesse di girare un porno? Come la prendereste? Noi uomini siamo sempre stati propensi a sognare (o desiderare?) la nostra compagna come spregiudicata, senza freni alle sue e altrui fantasie, ma sempre e solo a livello di immaginario. Nel momento in cui questa fantasia dovesse tramutarsi in realtà … beh, le cose cambierebbero, nettamente!
Senza addentrarsi in trattati di psicologia, riaffiorerebbero istinti primordiali che anni di battaglie e lotte sociali dovrebbero aver sradicato dall’animo umano ma che, in realtà, sono stati solo sopiti. Possessività, gelosia, morale e chi più ne ha più ne metta. Di questi e altri argomenti tratta X: A sex horror story di Ti West, un lavoro che solo apparentemente indossa la veste del classico slasher anni ’70/’80.
Si parte con il più classico dei copioni: una troupe di film a luci rosse deve raggiungere una location a basso costo sperduta in una qualsiasi campagna americana, con un bellissimo lago nelle vicinanze, abitato da alligatori assetati di carne fresca. Ad accogliere il cast una coppia di anziani signori che (forse) è molto tempo che non ricevono visite. Superata la diffidenza iniziale e, soprattutto, grazie ad un po’ di contante, i ragazzi riescono ad imbastire un set per il loro porno senza immaginare cosa li attende …
La trama come si può immaginare è molto semplice, pulita, lineare, mentre le immagini di violenza e sangue sono tutt’altro che “pulite”. Comunque non limitiamo il giudizio su questa pellicola solo a quello che è evidente a tutti, infatti West introduce tematiche che ruotano intorno al concetto di morale tutt’altro che banali.
Per esempio la richiesta scabrosa della compagna del regista (in veste di aiuto regia) di entrare in scena e interpretare un ruolo nel film. Ha un preciso significato anche il doppio ruolo interpretato da Mia Goth che, grazie al trucco e agli effetti speciali, ha impersonato sia la parte dell’attrice Maxine sia quella dell’anziana Pearl. Tutte le chiavi di lettura e le sfumature che il regista propone fanno la cifra stilistica di X: A sex horror story.
Ti West ama il genere, lo conosce, ne conosce gli stilemi per cui può permettersi il lusso di sgrammaticare rispetto alla semantica classica e incrocia due stili che sono sempre andati molto d’accordo come l’horror e le pellicole a luci rosse, con tutte le varie propaggini e sottogeneri.
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