THROUGH YOUR LIPS – Federico Scargiali
Un bancomat poggiato su un tavolo per aver accesso ad una stanza, un lungo corridoio illuminato dalle vetrate con una splendida donna che apre la porta. Un uomo si sdraia, è pronto, lei si siede sul bordo del letto, vestita, e il gioco può iniziare.
Visceravision, l’autoesplicativo nome che si cela dietro questo prodotto, un concentrato di contaminazioni della durata di cinque minuti che gettano sul piatto visioni (è il caso di dirlo) da Videodrome (David Cronenberg, 1983), dimenticandosi gli echi da James Ballard. Through your lips, infatti, mette in scena la carne, la simil-fantascienza e la lascia lì nuda, spoglia, senza divagazioni metalliche, né distopiche, né meta-linguistiche.
Immortalata dalla lucida fotografia di Daniele Trani, la vagina-madre (o madre delle vagine) ingloba, nasconde, avviluppa, decreta la nascita così come la morte, spinge in un baratro di puro godimento che si sovrappone alla scarna follia; incarnata dallo sguardo impostato da Federico Scargiali in un’enfasi asettica quanto calda.
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