4 MESI, 3 SETTIMANE E 2 GIORNI – Cristian Mungiu
Il regime di Ceausescu è in caduta libera, ma le sue regole restano ancora in piedi. Una di queste vieta l’aborto. Otilia ha una gravidanza non voluta in corso e, aiutata dalla fedele amica Gabjta e supportata da un medico che sta rischiando di gettare via la sua professione, decide di abortire.
I locali di uno squallido hotel divengono teatro di questi drammatici eventi, spazi angusti, mal illuminati e così desolanti come mura adeguate a contenere la sofferenza. E la sofferenza di una donna trasmigra nella sofferenza di un popolo, quello rumeno in balia della caduta del comunismo. La fine di un’era, l’inizio dell’incertezza, la nascita di un bambino nelle pieghe della morte. 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni tratteggia non mostra il retroterra politico, mantenendolo come fantasma implicito del background degli eventi, e predilige la delicatezza degli eventi, così tristi ma concreti.
Cristian Mungiu inserisce il proprio lavoro nel cappello “Tales from the Golden Age”, una sorta di ensemble di film che inquadrano la caduta verticale del comunismo inquadrando singole storie drammatiche, la cui summa incarna un pensiero politico-culturale più profondo. Imperfetto ma intenso.
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