YOUNG THUGS: NOSTALGIA – Takashi Miike
Il mistero della nascita scolpito nel volto di un padre contento per la nascita di un maschietto … perché così può vincere una scommessa. La promessa della crescita (non maturità) disillusa nel volto di un ragazzino vittima e istigatore di violenza, in un mondo depauperato da ogni briciola di amore.
Riichi sta per diventare adolescente, veleggia in situazioni sinora solo immaginate, scopre bruscamente i misteri della vita (come per esempio la propria nascita, in una splendida sequenza tragi-comica in bianco e nero) e osserva disincantato il districarsi di altre realtà che di misterioso hanno ben poco (il burrascoso rapporto tra il padre ubriacone nullafacente e la madre sottomessa, unica a lavorare in famiglia per cui “uomo di casa”). Sada è la sua nemesi, un altro ragazzino con cui scatenare liti furibonde, mentre gli adulti sembrano quasi sorridere di fronte a questi atti violenti, quasi rappresentassero un atto comune.
L’atteso cambiamento arriva nel momento in cui il padre torna ubriaco a casa con la sua amante, una spogliarellista sul viale del tramonto (che sembra non aver mai visto la cresta dell’onda nemmeno da lontano), e la madre di Riichi decide di andar via di casa. Il ragazzino e alcuni suoi amici sembrano seguire collateralmente la fuga, destinazione Shikoku, una meta che sembra quasi mitologica nel suo significato (come riparo dalle sofferenze subite). L’incontro con un pescatore inizia a far comprendere a Riichi come scrutare oltre l’orizzonte, percependo quanto si nasconde di meraviglioso lontano dagli occhi.
Takashi Miike dirige l’ultimo episodio della trilogia Kishiwada shônen gurentai, vero e proprio prequel di Young Thugs: Innocent Blood diretto nel 1997 e lo fa con il suo solito gusto che incarna momenti malinconici e altri umoristici, senza dimenticare un pizzico di grottesco. Basandosi sul racconto di Riichi Nakaba il film di Miike tratteggia un periodo della crescita estremamente delicato, ma lo accompagna con movimenti così delicati di pennello da suggerire l’impressione di star trattando un argomento più leggero. È questa la chiave di Young Thugs: Nostalgia, lasciar sollevare lo sguardo dello spettatore verso i fuochi d’artificio mentre intere frasi gli vengono sussurrate alle orecchie da un’invisibile narratore.
Le principali tematiche del regista nipponico vengono qui riprese e, ancora una volta, la figura della madre diventa nevralgica, così come la crescita di un innocente viene visualizzata come doloroso cammino da affrontare su un lastricato di sofferenza e violenza. Interessante anche il parallelo con il precedente (in senso non cronologico) Young Thugs: Innocent Blood, la rottura con l’infanzia è rappresentata lungo un filo che lega Ryôko, futura ragazza di Riichi, con quest’ultimo. Non solo il primo ciclo mestruale di lei e le prime masturbazioni di lui, ma anche una scena in cui Ryôko si pettina i capelli mentre Riichi se li rasa, simboleggiando un lento ma inesorabile percorso verso il cambiamento.
VOTO: 7.5/10
Regia: Takashi Miike
Interpreti: Takeshi Caesar, Setsuko Karasuma, Yuki Nagata
Soggetto: Riichi Nakaba
Sceneggiatura: Masa Nakamura
Produttore: Nobuaki Muroka
Giappone, 1998