X-MEN GIORNI DI UN FUTURO PASSATO – Bryan Singer
Il futuro potrebbe essere già stato scritto e, per quanto ci si sforzi di evitare un conflitto, non è detto che esso non si manifesti per altre vie, magari in modo ancor più oscuro e minaccioso. La teoria è molto semplice: prendiamo lo scorrere del tempo e immaginiamolo come un fiume; se le nostre azioni sono come sassi lanciati all’interno di esso, per quanto le onde generate tentino di risalire la corrente spezzandone il moto, il tempo comunque continuerà il suo scorrere.
Gli X-men sopravvissuti allo scontro uomo-mutanti tentano una mossa disperata, vale a dire mandare indietro la coscienza del Wolverine del futuro (Hugh Jackman) nel corpo del suo alter-ego del passato per cercare di modificare il futuro, evitando così il grande sterminio della razza mutante. Kitty (Ellen Page) si occupa del traferimento della coscienza di Wolverine, il tutto sotto l’attento sguardo di Magneto (Ian Mc Kellen) e Charles Xavier (Patrick Stewart), per la prima volta dopo tanto tempo uniti insieme da un unico scopo: la sopravvivenza della razza.
I due mettono in guardia Wolverine dai loro alter-ego del passato molto meno consapevoli, data l’età e l’inesperienza, delle conseguenze delle proprie azioni. Il Charles Xavier del passato (James Mc Avoy) è uno squilibrato che fin da piccolo sente delle strane voci e, solo crescendo, capisce che si tratta dei pensieri della gente. Per limitare i danni al suo apparato motorio ma, soprattutto, per lenire il dolore derivato dal potere mutante, assume droghe, alcool e un siero dagli effetti simili alla morfina, sintetizzato dal Dottor Mc Coy alias Bestia (Nicholas Hoult).
Per Wolverine non sarà impresa facile convincerlo a rimettere in sesto la propria vita e chiamare come alleato il suo nemico di sempre, Magneto. Dopo la morte del presidente John Fitzgerald Kennedy, Magneto viene segregato in una cella di cemento sotto il Pentagono, in modo da poter inibire il potere di controllo sui metalli. Bestia, Wolverine e Xavier si avvalgono dell’aiuto di Quicksilver (Evan Peters) per farlo evadere e, insieme a lui, tentano di fermare Raven-Mystica (Jennifer Lawrence) prima che uccida l’artefice del genocidio mutante, Bolivar Trusk (Peter Dinklage), che grazie allo studio dei geni di Mystica ha creato degli androidi (le Sentinelle) in grado di assorbire i poteri dei mutanti.
X-men: giorni di un futuro passato narra come anche se lo scontro, la battaglia, la carneficina possono sembrare inevitabili, la speranza è l’unica forza così imponente da mantenere coeso un gruppo, di tenere vivo Xavier per tentare di far sbocciare un futuro migliore. Alla fine l’elemento salvifico è proprio il più umano dei poteri, la speranza, ed è con parole ricche di questa forza che l’anziano Xavier riesce a convincere il proprio alter-ego a non mollare, anche sapendo che vivere costa dolore e sacrificio. La lotta per la speranza, un tornado che, alla fine, porta l’uomo ad essere conscio di aver fatto tutto quanto nel proprio potere per custodire ciò che si ama.
Bryan Singer rimescola le carte del destino partendo dalle origini degli X-men e facendo in modo che il passato e il futuro dell’umanità si possano incontrare (e scontrare) per far (ri)partire un nuovo mondo, donando all’uomo l’occasione di poter recuperare i propri sbagli, anche rischiando di imbattersi in sola illusione e delusione. X-men: giorni di un futuro passato sembra voler riscoprire ciò che effettivamente ci rende umani, porta a razionalizzare e ragionare sulla capacità di accettare il diverso, servendosi di (super)poteri alquanto umani.
Il film di Singer non lesina scene accattivanti, nella regia come nel montaggio, come la sequenza di evasione di Magneto, grazie al rapido intervento di Quicksilver. Viene da domandarsi quanto l’appassionato del fumetto X-men si riconosca nella storia scritta da Simon Kimberg, ma come è ben noto gli universi e la dimensione cinematografica impongono diktat diversi, in positivo come in negativo.