WILD ZERO – Tetsuro Takeuchi
Il giovane Ace, amante del rock nel suo genuino significato, si trova a prendere le difese della band di Guitar Wolf al termine di un concerto. Il gruppo fracassone, infatti, si trova nei guai col proprio manager che perde un paio di dita nel corso del “diverbio”. Guitar Wolf ringrazia il ragazzo fornendogli un fischietto da utilizzare come richiamo per il gruppo nel caso in cui ci fosse la necessità … cosa che capiterà presto per motivi quantomai bizzarri e situazioni imprevedibili.
Ace si avvia lontano dal locale e sulla strada del ritorno nota qualcosa di strano, sensazione che si concretizza con la visione di un’orda scatenata di zombie che assedia la città. Bloccato da un gruppo di morti viventi, Ace si ricorda del fischietto e lo usa per richiamare la band al completo. Da qui in poi parte la carneficina alla quale si aggiunge Tobio, una ragazza di cui il giovane si innamora, fino al piccolo dettaglio scoperto solo con l’incorrere degli eventi …
Ovviamente in un tale ammasso di ammiccamenti ai B-movies (per non parlare di Z-movies) non potevano mancare gli ufo. Sono loro, infatti, a risvegliare i cadaveri e a scatenarli contro i malcapitati di turno. Detto questo è inutile andare a scandagliare la sceneggiatura, è tutta qui. Un misto di musica rock, abiti rigidamente neri e occhiali da sole sempre sul viso, una baraonda di spari, esplosioni, rosso (particolarmente finto) e zombi malamente truccati. Senza dimenticare che il tutto è prodotto molto artigianalmente in maniera molto diretta, probabilmente basandosi sul “buona la prima”. Tutto questo , però, fa parte del fascino di Wild Zero, casinista e grezzo quanto divertente e grottesco; il solo ingresso in scena di Guitar Wolf e compagni su motociclette fiammanti accompagnati da accordi dal suono vintage lascia comparire un sorriso. Più si prosegue con la visione più è facile imbattersi nei cliché del genere, perciò ben vengano le ragazze spietate che sparano nude ad affamati zombi!
Peccato per la ripetitività e, specialmente, per un montaggio non proprio serrato che tende ad ammorbare un po’ eccessivamente lo spettatore nei cambi di scena troppo attesi. Dopo aver visto Wild Zero viene voglia di raccattare la chitarra elettrica abbandonata sotto il letto da troppo tempo ma attenzione a non dimenticare il giubbotto di pelle con le cicche di sigarette spente sopra.