VIBROBOY – Jan Kounen
Da più parti mi era giunta la segnalazione di questo cortometraggio francese ad opera dell’allora trentenne Jan Kounen che raggiungerà il successo tre anni dopo con Dobermann. La storia parte dal ritrovamento di una statuetta azteca in Messico che il travestito Francesca (Michel Vuillermoz) regala alla sua vicina di roulotte (Valérie Druguet).
L’ambiente è quello periferico e degradato delle baraccopoli e infatti il marito di Brigitte, Leon (Dominique Bettenfeld), è uno psicopatico violento che tiranneggia la moglie e malmena il trans. Tutto succede abbastanza velocemente e la storia prende una piega surreale quando l’idolotto si rompe e Leon vi trova dentro un antichissimo fallo di pietra dagli strani poteri. Leon, a contatto con l’oggetto, inizia a trasformarsi, e inserito il fallo in una specie di martello pneumatico dà vita a Vibroboy, sorta di creatura mostruosa, rivestita di lastre e pezzi di metallo che farà passare un brutto quarto d’ora sia a Brigitte ma sopratutto a Francesca.
Lo stile frenetico e videoclipparo del regista comincia a farsi vedere già da questa miniproduzione della durata di mezz’ora circa. Scene lampo, trasformazioni a girandola, incendi, esplosioni e zoomate acrobatiche hanno tutto il sapore del cinema d’azione di fine secolo, ma il plot è troppo debitore a Tetsuo e Delicatessen, per poterlo considerare un’opera interessante. Sinceramente mi aspettavo di più. Certo la fattura è buona e gli attori sono sufficentemente schizzati per divertire, ma quando si cerca di realizzare qualcosa di innovativo bisogna prima di tutto trovare un’idea quantomeno originale, cosa qui del tutto assente ingiustificata.
Insomma un cortometraggio molto ambizioso, ben realizzato ma che non ha assolutamente nulla da dire.
Regia: Jan Kounen
Cast: Dominique Bettenfeld, Valérie Druguet, Michel Vuillermoz
Sceneggiatura: Carlo De Boutiny, Jan Kounen
Francia, 1994