VIAGGIO SOLA – Maria Sole Tognazzi
Un albergo e le sue regole. Pulizia, cordialità, precisione, puntualità, rispettare le aspettative del cliente e o meglio andare oltre. Irene (Margherita Buy) è un’ispettrice alberghiera, sempre tra le nuvole da un paese all’altro, da un idioma all’altro, attenta al suo lavoro anche se a discapito della propria vita privata.
L’unica sua apertura nel mondo extra-lavorativo è dato dalle sue nipoti e da Andrea, ex fidanzato e adesso unico amico, in procinto di diventare padre. In uno dei viaggi incontra un’antropologa, totalmente assorbita dalle tematiche sessuali, a suo modo controversa, la cui morte scatena il caos interiore che scalcia in Irene.
Tra le nuvole con George Clooney (e specialmente “di” Jason Reitman) è il riferimento di Maria Sole Tognazzi, un benchmark se vogliamo scomodo considerando la forza innata del film. Viaggio sola, fortunatamente, non ha la pretesa di marcare un’ironia così amara come nel film di Reitman ma predilige il carattere agrodolce della vicenda, impersonificando ambo i gusti nei caratteri di Irene e Andrea.
Margherita Buy incarna un simbolo, un’effige di femminilità pura e forte, un muscolo pulsante che nasconde le proprie debolezze tramite una patina di freddezza ma che, al contempo, non ne ha bisogno per velare una vita passata nella menzogna. Lei è fatta così, non necessita di ulteriori certezze. Questo finchè la sua vita non incrocia quella di un’antropologa, un essere sfuggente come lei; una donna come lei, libera, emancipata, la cui morte distrugge il castello di Irene. Da qui e dalla rottura della linea che teneva cosi legati Andrea e Irene, si sviluppa un nuovo corso, uno sguardo diverso verso il futuro.
Viaggio sola riesce a schivare l’etichetta di commedia, così come di dramma strappalacrime, sfiorando corde sottese dell’animo umano senza riuscire a evitare sempre banalità in una strada irta di trappole, ma avendo cura di trattare la materia con la giusta delicatezza.