VAGNARD CORVO NELL’ORRIDO MONDO DI ARBEIT – Fabio Firpo
Un uomo ha una giocoleria: vende pezzi per artisti da strada e giocolieri oltre ad attrezzi per il circo. Niente giocattoli. Purtroppo gli affari vanno molto male, e questo si denota ancor di più in situazioni come quella in cui entra in negozio un cliente che pretende di acquistare un diabolo per la metà del suo prezzo effettivo. La passione del protagonista per il suo lavoro è tale da far nascere una discussione, e il cliente va via senza prendere nulla.
Il tempo passa, il ragazzo trascorre il tempo in solitudine, talvolta anche appisolandosi. Durante uno di questi pisoli, viene svegliato all’ improvviso da rumori strani e da un verso mostruoso. Il ragazzo gira per il negozio, non trova nessuno, finché non apre una porta e si ritrova in un mondo e un tempo diverso. Suo malgrado incontra due giovani spaventati, inseguiti da un mostro (Arbeit) che gli chiedono aiuto per scappare da quel luogo. Si risveglia di soprassalto sulla sedia e, mentre realizza di aver fatto uno strano sogno, entra nel negozio la stessa persona che desidera il diabolo che, arrogante e pretenzioso, sfinisce il negoziante. Proprio al momento della fine della transazione entrano i ragazzi presenti nel sogno …
E’ un piacere sempre più raro trovare questi lavori indie su cui poter scrivere. Vagnard Corvo nell’orrido mondo di Arbeit è un cortometraggio ben studiato, a tratti triste e deprimente, con guizzi comici e stoccate ironiche innestate ad hoc a rompere il rischio di monotonia. 22 minuti godibili e freschi, che riescono a tener vivi l’attenzione e la curiosità. Non è nuovo il “passa-porta” che ricorda l’armadio di Narnia, e non solo, nemmeno la tematica lo è, ma il modo di affrontarla sì. Un nuovo modo di guardare e inquadrare il “mostro”. Quest’ultimo altro non è che uno stato d’animo, lo sconforto che ci avviluppa e ci rende deboli, inermi e irresoluti. La tristezza presente e assillante torna a più riprese, a volte attraverso una parola detta altre tramite una frase non detta, nata dalla solitudine, dal fallimento. Il protagonista reagisce a modo suo, afferra ciò che ama di più, i suoi attrezzi da circensi, gli strumenti che lo rendono felice e si prepara ad affrontare il mostro.
Adeguata l’interpretazione di Vagnard Corvo che, da solo, domina la scena, nel suo ambiente, quello circense, alle volte ironico altre impegnato non delude mai. Da attore di teatro sa modulare la voce dandole una modulazione suadente che attira l’attenzione. Scritto diretto e montato da Fabio Firpo, attento ad ogni dettaglio, frame, e battuta, dimostra meticolosità e cura. Imprescindibile anche il finale aperto, l’unico possibile per un lavoro dal sotto-testo completamente da capire. Le suggestive location, inoltre, sia negli interni che negli esterni rievocano sogno e magia, gli stessi anelati da Vagnard corvo nell’orrido mondo di Arbeit.
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