UNDER THE DOME – Season 2
La reclusione degli abitanti di Chester’s Mill continua, sotto uno “sguardo” apparentemente imperscrutabile: quello della Cupola che sembra voler comunicare messaggi ad alcuni ma il cui disegno rimane astratto e sibillino. Barbie (Mike Vogel) continua a risolvere i continui problemi che intervengono ogni giorno, ogni ora, mentre le redini della cittadina passano (in superficie) dalle mani di Big Jim (Dean Norris) a quelle di Julia (Rachelle Lefevre).
Una speranza sembra affacciarsi prepotentemente quando un passaggio dentro un anonimo armadietto della scuola diviene tunnel per raggiungere il mondo esterno.
Con questa seconda stagione di Under the Dome, la trama dipanata nell’omonimo libro di Stephen King viene definitivamente abbandonata, a favore di intrecci televisivi che servono ad allargare il respiro su più stagioni e verso un pubblico più vasto (leggasi “teen”). E questo non può che far ancora più male ad una serie che era partita claudicante, ma che ora non fa altro che scadere nel banale oltre ogni limite, ripulendosi da ogni orpello per costruire puntate il cui unico scopo e arrivare all’episodio seguente senza allungare troppo il brodo, ma anche senza alcuna logica.
Ecco, quindi, potare completamente l’approfondimento psicologico dei personaggi, i cui pregi, difetti o addirittura colpe vengono dimenticate da un episodio all’altro (l’omicidio non-sense di Sam Verdreaux tra tutti). Quello che importa è soltanto piazzare un Deus ex capace di dipanare i grovigli della trama, senza porsi troppe domande e arrancando in una caterva di banalità e casualità da brivido. Sperando che sia la fine di una serie nata mare, evitate accuratamente questo Under the Dome.