UNDER THE DOME – Season 1
Chester’s Mill è una tranquilla cittadina del Maine, lontana da tutto e tutti, una di quelle località dimenticate da Dio dove raggranellare quel briciolo di potere diviene unico scopo di vita. Una cittadina incapace di conquistarsi anche una sola riga nel più infimo dei giornali, ma che diviene improvvisamente “breaking news” quando cittadini e avventori rimangono incastrati nella città … al calare di una cupola indistruttibile.
Fortemente ispirato all’omonimo romanzo di Stephen King, Under the dome raccoglie diversi spunti dallo scritto del re del terrore per percorrere una strada propria in modo da sviare trappole mortali da trasposizione. Brian Vaughan, creatore e curatore della serie, si fa odiare dai fan del romanzo modificando snodi cardine, e amare dai meno intransigenti infarcendo il racconto con elementi innovativi maggiormente adatti al contenitore televisivo. Basta citare l’enorme differenza temporale per comprendere l’entità delle modifiche: nel romanzo l’evoluzione si svolge in una settimana, nel serial il tempo si dilata accogliendo sviluppi più graduali e intarsi riempitivi.
Sicuramente Under the dome parte in sordina, non riuscendo ad entusiasmare nemmeno all’ultima puntata, ma riesce almeno a creare un crescendo che, a partire dalla quarta puntata, inizia ad interessare, grazie ad una trama non originale ma sempre avvincente ed in grado di generare curiosità. La solfa è sempre la stessa: un manipolo di persone (in questo caso una cittadina) rinchiusi in uno spazio limitato, caratteri forti e discordanti, l’inevitabile svelarsi di scheletri nell’armadio e l’istinto di sopravvivenza che porterà in auge la legge dell’homo uomini lupus.
Personaggi variegati si affacciano sulla scena lasciando chi più chi meno il segno, ma compiendo ognuno il proprio ruolo all’interno di uno scenario disegnato da chissà chi. Purtroppo proprio i protagonisti sono il problema di Under the dome (versione televisiva), assolutamente incapaci di entrare in empatia con lo spettatore. Classico caso di bei volti associati a pessima recitazione, vuoi per le capacità attoriale vuoi per una sceneggiatura non brillante.
Sicuramente questa prima stagione scorre via piacevolmente, senza alcun sussulto o fremito tra una puntata e l’altra, una sufficienza piena che cala di parecchi punti per chi si sarebbe aspettato una corretta trasposizione del romanzo di Stephen King. Da vedere come riempitivo tra una serie maggiore e l’altra.