UNA PICCOLA STELLA – John Ajvide Lindqvist
Ho letto che Una Piccola Stella racconta la storia di una bambina dal passato misterioso. Ho letto di questo come libro sui rapporti difficili. Ho letto che è la storia di due adolescenti, che affronta una sorta di denuncia sociale, che indaga sulla vacuità del mondo dei reality. Ho letto … ma è difficile credere che chi abbia scritto questo, abbia veramente letto il libro.
Una Piccola Stella è intenso, denso di significato, splendido nel suo spirito evocatore. Un respiro nel bosco, qualcosa che pulsa tra le foglie, una scoperta per Lennard che, incuriosito dal lieve movimento, trova una neonata. La bimba ha una dote speciale: riesce a far uscire dalla sua gola note perfette, pulite, alte. Il suo primo respiro è un mi perfetto.
Le complicazioni burocratiche che, inevitabilmente, si verrebbero a creare denunciando il ritrovamento della piccola, spingono Lennard e la moglie Laila a tenerla in segreto. In lei vedono la speranza, la gioia, la possibilità di uscire dal tenebroso grigiore della loro vita. La bambina finisce chiusa in uno scantinato, nascosta agli occhi di eventuali intrusi, nessuno deve vederla e, soprattutto, sentirla. Lennard grazie alla capacità della piccola ritrova l’entusiasmo e ritorna a comporre. Ma la bimba è strana, anafettiva, insensibile al tatto, alle emozioni … al dolore. Cresce rapidamente e gli strani insegnamenti dei genitori, le bugie narratele, l’isolamento, non fanno che acuire la sua condizione di alienata, intaccandone mente e spirito.
Lennard ha un figlio, Jerry, l’unico che riesce a scoprire il segreto dei genitori, l’unico che riesce a capire la piccola, l’unico che le sceglierà un nome: Therès. Insieme al fratellastro passa molte ore a suonare e, via via, cerca insistentemente l’amore, come una cosa tangibile, concreta. Non sa cosa sia ma sa di averne bisogno. Finché non si fa spazio l’assurda convinzione che l’amore sia una “cosa” presente nella testa delle persone, e così trapana la testa dei genitori, aspirandone il sapore, l’odore, il fumo rosso. Dopo averne trovato i corpi straziati, Jerry decide di proteggere Therès, capisce che lei è l’unica per la quale prova affetto, tenta di creare una nuova famiglia. Therès ha 14 anni, mangia solo omogeneizzati, non ha amici, non parla molto, ma ha una voce meravigliosa.
Jerry riesce a farla partecipare ad un reality sui talenti ma la bambina, fredda, incolore, non piace, se non per una voce incantatrice. Questa colpisce soprattutto Teresa, un’adolescente chiusa, bruttina e goffa. Teresa fa il tifo per Therès, la segue, la vota. Therès è magnetica, ipnotica nel modo di parlare, ma ancora incapace di distinguere il bene dal male, Teresa, invece, è insicura e incapace di interagire con i suoi coetanei. Le due ragazzine si ritrovano on-line, tramite uno scambio di e-mail che convince Teresa a raggiungere Therès. Due adolescenti fuori dal comune che si ritrovano a scrivere poesie. Ma un altro personaggio entra nella vita di Therès, un discografico, un maiale, un impresario che adesca ragazze da portare a letto più che in vetta alle classifiche. Teresa e Therès combinano un appuntamento con l’uomo, ma gli impulsi sessuali dell’impresario, saranno la sua rovina.
Le ragazze insieme si sentono forti, riescono a creare un equilibrio, fondano un club di ragazze problematiche e, soprattutto, sole. Sono pronte ad affrontare il mondo, prendersi le loro rivincite: Therès, divenuta famosa per la sua voce e le sue poesie, riesce a radunare un gruppo di adolescenti, che fanno proprie le follie della (ex) piccola, formando una setta, “I lupi di Skansen”, con cui dar sfogo alla sete di vendetta e agli impulsi di distruzione. Un rito di iniziazione macabro, un omicidio collettivo, rappresentano il rodaggio per quello che sarà l’atto di vendetta finale.
Precisi gli intenti di John Ajvide Lindqvist. Realismo e irrealtà, razionalità e fantasia, sono miscelate a creare un libro forte, nero e impietoso, denso di eventi. Tutti i personaggi sono fortemente caratterizzati e convincenti, a partire dalla protagonista, inafferrabile, fredda, incapace di entusiasmi e circondata di personaggi insicuri, deboli e aggressivi. Una Piccola Stella è un racconto idealmente diviso in due parti, dove nella prima viviamo la vita di Therès, nella solitudine di uno scantinato, fino alla metamorfosi, alla sua liberazione ideale … l’omicidio dei suoi genitori. Nella seconda la follia di Therès trova condivisione, esce allo scoperto.
Una Piccola Stell si basa sulla mancanza d’amore. Le ragazze si sentono amate tra loro, sono parte costituente di un gruppo invincibile, lo stesso Jerry, quando finalmente capisce di essere amato rinasce a vita nuova. Ed è questo il nucleo centrale del libro: la follia. Fino all’ ultima pagina cerchiamo di dare un senso a quanto letto, di trovare una motivazione che giustifichi le gesta e i pensieri della piccola. Ed ecco che si perdono sullo sfondo la storia sui rapporti difficili, sulla denuncia sociale. Un linguaggio semplice e lineare, privo di orpelli, rivolto ad ogni categoria di lettore, definisce un quadro generale cupo, che alimenta il gene malato della protagonista, senza offrire una sorta di giustificazione per le seguaci. La idolatrano, la seguono perché capace di ascoltare i loro problemi, capace di consolarle, ma anche di accrescere e coltivare la loro rabbia verso il mondo, verso i grandi, che non le capiscono o che hanno paura di farlo.