UNA FAMIGLIA PERFETTA – Paolo Genovese
Leone si ritrova nella sua casa di campagna con la moglie Carmen, i figli Luna, Pietro e Daniele, e nonna Rosa, in attesa che li raggiungano il fratello di lui, Fortunato, e la compagna Sole. L’atmosfera natalizia, il clima familiare e l’aria leggera che accarezza Todi sembrano disegnare un contesto ricco di serenità … se non fosse che si tratta di una compagnia di attori assoldati da Leone e non la sua vera famiglia (perfetta).
Si inizia a dubitare della reale situazione familiare non appena Leone (Sergio Castellitto) rimane infastidito dalla bruttezza del proprio “figlio” Daniele e lo vuole sostituito proprio la vigilia di Natale, per non rovinarsi la festività del 25. Ecco così entrare in scena un figlio piccolo maggiormente adeguato al ruolo (più bello), soprannominato “Il professionista” e specializzato in scene di corsa al rallentatore. Il copione si dipana via via come Leone l’ha scritto, ma non è detto che possano mancare colpi di scena.
Una famiglia perfetta riesce a trovare una buona sintesi tra sentimenti tristi e soluzioni ironiche. La vicenda, infatti, sospinge nel background una profonda solitudine (Leone) mescolata ad un logorato spirito di adattamento alla vita (la compagnia teatrale) ma utilizza diverse trovate che stemperano a più riprese le atmosfere meno solari. Il grande merito dello script di Una famiglia perfetta è proprio quello di non cadere nella banalità o (forzata) volgarità per riuscire a far sorridere, bensì di utilizzare frasi ad effetto, alle volte del tutto inaspettate per l’anticonformismo, e situazioni paradossalmente ironiche per far (sor)ridere chi guarda.
Questo naturalmente a discapito degli approfondimenti psicologici dei protagonisti o alla permanenza in determinati anfratti bui dei singoli caratteri o dei contesti in cui si muovono i personaggi (che stavolta l’autore l’han trovato). Tuttavia Paolo Genovese riesce nell’intento di mantener viva l’attenzione, sfiorando più volte il rischio scivolone verso il messaggio pacificatore (e la parte finale non ne è del tutto esente), costruendo via via mattoni intorno alla compagnia di attori e a Leone stesso, innalzando una sorta di microclima familiare (stavolta vero) in grado di scaldare gli animi, anche nelle notti più fredde dove il silenzio intorno aumenta il senso di vuoto.