ULTIMA LUNA D’AUTUNNO – Mirko Paganelli
Hearthug, Alaska, autunno 1989. Succedono cose strane. Un suicidio inaspettato, cacciatori in fermento, strani incubi per Randy che non fa pace con il suo mal di denti. E, come se non bastasse, i Boy Scouts costruiscono torri nel bosco. Non è possibile trovare pace finché continueranno quegli strani avvistamenti di un cervo gigante …
Un tuffo delle vecchie superstizioni popolari in un quotidiano che già ci sembra molto distante, a ricordarci che non sempre tutto si può spiegare con parole comuni.
Ultima luna d’autunno è un romanzo che lascia scivolare il lettore in un lasso temporale anomalo: la fine degli anni ottanta in una città dell’Alaska che per usi e tradizioni comunque sembrerebbe, ai nostri occhi, fuori dal tempo. Una dimensione parallela si dischiude lentamente seguendo la scia narrata dal disincantato protagonista, una visione distaccata ed imbevuta dei sogni del ragazzo. La tradizione si mescola con la leggenda, il folclore si tinge di mistero e le (dis)avventure dei giovani protagonisti servono da collante per dare solidità al dipanarsi degli eventi, grazie anche ad uno stile semplice e diretto (specialmente nei dialoghi) che non manca di interessanti spunti lessico-grammaticali che arricchiscono la forma.
Mirko Paganelli manipola con dovizia il registro linguistico in suo possesso, modulando adeguatamente i toni e le incursioni originali quando descrive i sogni e le sensazioni del protagonista in singole pagine che sembrano slegate dal contesto solo in apparenza. La lettura scorre via veloce e piacevole, grazie anche all’interesse che lo svilupparsi della trama riesce a creare. L’unica vera e propria falla riscontrata nel romanzo risulta essere la descrizione dell’ambiente in cui si svolgono gli eventi. La decisione di traslare l’azione in una situazione spazio-temporale diversa dalla nostra avrebbe necessitato di una maggiore cura dei dettagli, in modo tale da lasciar entrare il lettore nei confini di una terra sconosciuta ed accompagnarlo per mano nei meandri della città.
Seguire l’esempio di scrittori come Stephen King che crea intere città (CastleRock) con tanto di negozi, strade, usi e costumi (oltre che follie) oppure di Luis Sepulveda che rievoca i sapori e le atmosfere che ne hanno segnato l’esistenza, sarebbe stato certamente d’aiuto. Migliorie da inserire ve ne sono, spunti lodevoli da coltivare pure: un ottimo esordio per Mirko Paganelli.