TRASCENDENCE – Wally Pfister
Pinn è il nome di un supercomputer, dotato di quello che sembra un barlume di coscienza, e basato sul cervello di scimmia, travasato su una serie di core in parallelo stipati all’interno di un immenso data center. Will Caster (Johnny Depp) è lo scienziato dietro il progetto, un uomo apparentemente freddo, che lavora a stretto contatto con la moglie Evelyn (Rebecca Hall), i cui studi finiscono sotto l’attenzione di un gruppo terroristico che vuole delineare il tessuto oltre cui non andare, per non sfidare dio.
Una serie di attentati in parallelo sono un monito che trova massima espressione in una pallottola al polonio conficcata nel corpo di Will. Nemmeno un mese di vita ed un’unica speranza: travasare la sua stessa mente nel substrato di Pinn, divenendo un “essere” capace di essere ovunque nel medesimo momento, sfruttando le potenzialità di internet.
Wally Pfister, dopo aver lavorato a stretto contatto con Christopher Nolan, esce con un primo lavoro che vuole essere commistione di elementi fantascientifici classici e attuali. Il regista evoca scenari ancestrali (che si muovono da 2001: Odissea nello spazio ad Alphaville) mescolandoli con visioni apocalittiche più attuali (Terminator o Her), unendo diversi sentimenti lungo le due ore di durata. Trascendence sembra inserire troppi rimandi che poi non vengono sviluppati, perde di vista la serietà scientifica di input generati durante il dipanarsi degli eventi, e perde di credibilità in un finale incapace di raccogliere tutte le diramazioni sfuggite verso l’orizzonte (il super computer è una mescolanza del cervello di scimmia di Pinn e Will, oppure è quest’ultimo il dominante? Come mai non allarga da subito le proprie maglie, difendendo adeguatamente i confini del proprio data center? Quale sarà il futuro della razza umana senza tecnologia?).
In questo senso Trascendence risulta zoppo, vittima di una serie di rimaneggi di plot dagli esiti poco felici, che si riverbera anche in scelte registiche non sempre riuscite, incapaci di donare profondità. Tuttavia, la carica drammatica direttamente figlia del film di Spike Jonze, riesce a donare calore ai corpi apparentemente glaciali di un Depp asettico e di una Hall poco credibile, suggellando un amore profondo che culmina in un abbraccio finale, così anelato e vero da risultare fuori luogo, apice di un percorso che evidenzia ancora una volta come non vi sia una dicotomia solo tra uomo e macchina, ma anche tra gli uomini stessi (vedere in tal senso i dubbi di Max). Incompleto ma affascinante.