TOKYO GORE POLICE – Yoshihiro Nishimuraspan
La storia si svolge in un futuro non meglio precisato, nella città di Tokyo dove la polizia si è privatizzata e si accanisce contro chi infrange la legge con particolare violenza e senza pietà. Ruka è un membro della polizia addestrata come Engineer Hunter; gli engineers sono mutanti che, una volta feriti, hanno la capacità di produrre armi dagli arti dove è stato loro inferto il colpo. Non si sa da dove provengano, l’unica cosa che li accomuna è un tumore a forma di chiave, che permette loro di rigenerarsi e restare in vita.
La situazione cambia quando un mutante contatta Ruka, spiegandole cosa si nasconde dietro l’assassinio di suo padre, anche lui membro della polizia di Tokyo.
Diventato vero e proprio film di culto, questo Tokyo Gore Police vuole essere una sorta di pellicola provocatoria nei confronti di una società cinica e violenta, ma l’intento viene immediatamente smascherato da una sorta di ”ipocrisia” che, invece, ne lascia concentrare l’attenzione principalmente su scene violente condite con effettacci.
In una scena del film, per esempio, Ruka taglia le mani di un ragazzo che le ha appena palpato il sedere sulla metropolitana, con conseguente fontana di sangue coreografica dalla quale la ragazza si protegge con un ombrello, andando via lentamente in uno stile tipico dei samurai movie. Potremmo considerare questa come scena simbolo del film, dove i continui ed esagerati schizzi di emoglobina arrivano a sporcare la macchina da presa, probabilmente costringendo anche troupe e regista a ripararsi durante le riprese.
Il ruolo di burattinaio/regista è stato affidato alla mente immaginifica di Yoshihiro Nishimura che, dopo aver curato gli effetti speciali di Machine Girl, è stato chiamato dalla Fever Dreams (casa produttrice del film) che ha pensato bene di toccare elevati livelli di gore e trash. Sicuramente la sceneggiatura del film era già nel cassetto della scrivania da tempo, in attesa di qualche “pazzoide” che sganciasse un po’ di pecunia per la produzione di un film, nato sotto il segno del già visto.
Tanti i buchi narrativi, per esempio l’autolesionismo di Ruka (di cui si fa un breve accenno in una scena all’inizio del film per poi sparire). Non parliamo poi del montaggio che unisce scene in un guazzabuglio di flashback, oppure spot che inneggiano alla violenza, da cui se ne esce solamente confusi ed irritati. Dato che sia la regia che la sceneggiatura del film risultano poco curate e visto che Nishimura nella vita si occupa principalmente di effetti speciali, il pubblico poteva aspettarsi che almeno questi ultimi fossero degni di nota … ed invece no, purtroppo anche qui la delusione è alta.
Sembra quasi che prima di iniziare le riprese Nishimura, abbia cercato ispirazione in David Cronenberg; infatti molti mutanti sembrano usciti da film come Il pasto nudo o eXsistenZ (il tumore-chiave mi ha ricordato il cavo-organico che si inserisce in un buco nei reni degli aspiranti giocatori). Pare abbia fatto anche incetta di scene provenienti dal cinema orientale, come il pene-arma dell’agente di polizia diventato engineer che ricorda il pene-trapano di Tetsuo the Iron Man. Tante scene ed idee rubacchiate qua e là che, alla fine della visione, non possono che delegare il film alla categoria dei film derivativi, schiavi dell’effetto deja-vu.
Forse, tuttavia, sono io troppo esigente, ed in fin dei conti qui si sta parlando di un b-movie che con finti pretesti si pone come semplice scopo quello di intrattenere un pubblico amante del genere.