TI AVREI PERDONATO – Andrea Sbarretti
Luigi scopre in modo brutale che la moglie lo ha tradito ed ha poi ucciso il suo amante, colpevole di averla ricattata. L’uomo esce di casa deciso a trovare una soluzione per evitarle la galera, ma lo fa nel silenzio più greve e senza dare spiegazioni. Ancora una volta non riesce a spezzare quella stessa spirale di freddezza che ha spinto la donna ad essergli infedele. Le conseguenze saranno tragiche.
Parole mai dette e solitudine sono le protagoniste di questa storia, che racconta quanto una frase lasciata a metà possa pesare su una vita che si muove con equilibrio (già) precario. I protagonisti di Ti avrei perdonato incarnano caratteri meschini e infelici: una coppia che in fondo si ama è distrutta dall’incapacità di comunicare; una ragazzina costretta a prostituirsi è consumata dalla miseria e dal degrado; Luigi, che sembra un brav’uomo al punto da non meritare il raggiro, si scopre come habitué di prostitute.
Ti avrei perdonato, caratterizzato dall’assenza di musiche e abbondanza di suoni, esplora le direzioni che la vita può prendere in base ad azioni e decisioni specifiche. Sarebbe cambiato qualcosa se Luigi avesse parlato alla moglie delle proprie intenzioni, se non l’avesse lasciata di nuovo sola? Concetto interessante, tipico delle “sliding doors” ma che si scontra con precise scelte stilistiche che sembrano mostrare poca cura, anche se questa non è sicuramente l’intenzione del regista Andrea Sbarretti. La recitazione, spesso è piatta e poco convincente, non aiuta così come i lunghi silenzi incapaci di arricchire il pathos. La fotografia è abbastanza dozzinale, anche se risulta apprezzabile la scelta del color seppia che incupisce le ambientazioni.