THE SALVATION – Kristian Levring
Kristian Levring è uno dei padri fondatori del movimento Dogma ’95 nato dalla protesta di alcuni registi, tra cui il più noto Lars Von Trier, che si opponevano alle major e alle loro logiche che, a detta degli adepti, limitavano l’espressività dei registi.
Come al solito la verità sta nel mezzo: ci sono film che, per cercare di raggiungere una più ampia fetta di pubblico, peccano di grossolanità; ma è anche vero che ce ne sono altri in cui l’esigenza di trovare nuove strategie di comunicazione eccedono dalla parte opposta, andando contro le logiche del mercato e del gusto del pubblico. In entrambi i casi entrambi i modi di fare cinema meritano le dovute attenzioni.
Nello specifico, si può attestare come le possibilità che il Dogma ’95 ha offerto, a livello di ricerca in ambito cinematografico, sono state infinite. In The Salvation, Levring abbandona completamente il dogma per regalarci un western dal respiro internazionale ma denso di quei silenzi tipici del cinema Nord europeo caro agli amanti di Nicolas Widing Refn. Da questo respiro europeo emerge uno degli attori europeo più versatili degli ultimi anni: Mads Mikkelsen.
In questo film Mads interpreta Jon, un emigrante danese giunto in America a fine ’800 come molti sventurati partiti dall’Europa alla ricerca di fortuna. Dopo molto patire, riesce a far arrivare nel nuovo mondo anche il resto della famiglia ma la gioia del ricongiungimento dura molto poco … la sua famiglia viene brutalizzata e sterminata da due brutti ceffi. Rimasto vedovo e completamente solo decide di diventare un vendicatore solitario alla ricerca degli assassini di moglie e figlio.
The salvation è un western carico di figure iconiche, con un Levring che sicuramente si sarà divertito molto a costruirne l’impianto narrativo, soprattutto durante la costruzione dei personaggi. Partiamo dall’eroe solitario, che richiama i ronin giapponesi, interpretato magistralmente da Mikkelsen che sembra riprendere i panni di One-eye (Valhalla Rising) in quanto carico della sua stessa rabbia silente e apparentemente composta. Si continua con Jeffrey Dean Morgan nei panni del cattivo per antonomasia, un uomo spregevole fin nel midollo capace fin da subito di attirare su di se le antipatie del pubblico. Poi abbiamo l’eroina, Madeleine (Eva Green), la donna forte dal passato oscuro e pieno di violenza ed Ella, con un passato di violenze subite tra cui il taglio della lingua che l’ha resa muta e ancora più vendicativa.
The salvation si lascia seguire con l’adeguato ritmo, senza riuscire purtroppo a mordere più del dovuto e rischiando così di finire nel triste oblio del dimenticatoio.
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