THE NORTHMAN – Dave Eggers
Amleth è il figlio di Re Aurvandill ed è scritto che perirà in battaglia e che darà il via ad una lunga stirpe. Al ritorno da una logorante campagna per la conquista di nuovi territori da governare Re Aurvandill conosciuto ai più per la sua forza e altrettanta ferocia, decide che sia giunto il momento che il piccolo Amleth compia il passaggio all’età adulta versando la sua “ultima lacrima” e affidandosi alle profezie di uno stregone che con un rituale fa vedere lui il suo futuro intriso di sangue ed onore.
Non vi è spazio per un regno tranquillo nel futuro del piccolo Amleth egli infatti dovrà vendicare e onorare la morte del genitore, dovrà fuggire e rinnegare più volte se stesso prima di compiere il suo fato ineluttabile.
Semplice e diretta, questa è la sceneggiatura di The Northman, il terzo lavoro cinematografico di Robert Eggers che abbandona l’indecifrabilità delle sue bellissime opere precedenti per avvicinarsi di più al popolo, al mainstream! Ma senza rinunciare alla sua caratura stilistica e ai tratti distintivi di quella che possiamo senza dubbio definire la sua poetica.
Essere commerciali infatti non vuol dire necessariamente rinnegare se stessi o abbassare di livello qualitativo della propria opera, perché di fronte ad un budget più corposo rispetto al passato, ma magari semplicemente significa essere raggiungibili da una fetta più ampia di pubblico.
Se questo era l’intento allora definiamo The Northman pienamente riuscito appunto per questo equilibrio che Eggers è riuscito a mantenere tra il suo passato e futuro, tra indie e pop. Ci sono molti accostamenti che si possono fare, il primo è quello con il regista messicano Inarritu con il quale, in questo film, condivide la ricerca del piano-sequenza (o presunto tale) perfetto, con i movimenti degli attori orchestrati alla perfezione quasi coreografati.
Qui veniamo alla seconda suggestione, quella delle rappresentazioni dei miti greci, le raffigurazioni bidimensionali dei combattimenti che tante volte abbiamo visto nei dipinti rupestri o impressi nei suppellettili magari in qualche importante museo, che questo film rievoca magnificamente. Per cui il mito rivive in celluloide senza risultare troppo forzato, di maniera, si, ma mai senza travalicare certi confini che renderebbe vano tutto lo sforzo fatto.
Skarsgard si è calato perfettamente nella parte del Beowulf sanguinario e alla ricerca della sua vendetta, ma anche il resto del cast da Ethan Hawke per passare a Nicole Kidman, l’immancabile Willem Dafoe (ormai attore feticcio di Eggers) e Björk non fanno altro che impreziosire l’opera.
Ovviamente il purista di Eggers prima maniera, come dicevamo, storcerà il naso ma forse questo è uno dei pochi difetti che si possono trovare in questo film
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