THE MACHINE GIRL – Noboru Iguchi
Una banda di teppistelli sta torturando un coetaneo finchè una ragazza non compare sgominando l’intera banda, utilizzando una mitragliatrice impiantata nel braccio sinistro. La ragazza si chiama Ami e cerca vendetta per l’uccisione del fratello minore Yu, eliminato insieme ad un amico (Takeshi) poco tempo prima da un gruppo di ragazzi con a capo il figlio di un boss della Yakuza.
Provato ad affrontare da sola il padre del piccolo yakuza, Ami viene catturata e le viene amputato il braccio. Riuscita a fuggire riceve aiuto dalla famiglia di Takeshi che costruisce per lei la micidiale arma che ha impiantata al posto dell’arto. Sgominato un gruppo di ninja, inizia il cammino della vendetta.
Uno splatter-film ironico e fracassone che già dalla locandina denota lo spirito quasi goliardico con cui è stato creato. Dalle citazioni estrapolate direttamente da The Evil Dead (La Casa) di Sam Raimi ai richiami verso pellicole orientali dal senso dell’humor deviato (Battle Royal o The Eye – Infinity), il film di Noboru Iguchi scorre via piacevolmente tra momenti in cui l’eroina saetta tra deflagrazioni di carne e sangue, altri in cui i toni rallentano per dar voce al dramma per la morte di Yu e altri pecorecci dove le stramberie si susseguono senza un attimo di tregua.
Inutile cercare di dare una spiegazione logica agli eventi, le sequenze spazio-temporali annichiliscono di fronte allo spettacolo inscenato, per cui non sorprendetevi se nel giro di pochi giorni (ore?) una liceale si trasforma in una temibile combattente capace di sgominare una intera banda di assassini. Nessuna domanda nemmeno per l’eventuale peso della mitragliatrice che dovrebbe schiacciare una ragazza con quel fisico, ne riguardo alcuni combattimenti veramente assurdi: in tal senso vedere la lotta tra gli pseudo-ninja, Ami e la madre di Takeshi, demenziale!
Il sangue, come accennato, scorre a fiumi con trucchi sia artigianali che computerizzati, spesso non particolarmente curati, ma questa probabilmente per una scelta di produzione visto che determinati trucchi così poco velati aumentano il senso di simpatia di The Machine Girl. Interessante anche la caricaturalità dei protagonisti, vero e proprio trademark di un cinema, quello orientale, che è ancora capace di rivelare episodi piacevoli come questo. Dategli una occhiata, sapendo a cosa andate incontro, magari in una di quelle serate dove ci si riunisce con un gruppo di amici proprio per trascorrere del tempo spensieratamente e con un sano appetito trash.