THE HUMAN CENTIPEDE 3 – Tom Six
The Human Centipede ci disgustò nel 2010 e, già allora, un Tom Six tronfio e mezzo inebriato promise di scioccare nuovamente il suo pubblico. Un anno dopo lo rifà e ci disturba. Passano gli anni e il regista torna nuovamente con The Human Centipede 3 (Final Sequence) e temo che stavolta sia davvero l’ultima per rivedere il millepiedi, visto che lo stesso Tom si è reso conto di aver abusato di un’idea buona, che ormai ha dato tutto.
Non si spiega altrimenti il ruolo apparentemente misero destinato al centopiedi umano di questo terzo capitolo, con un Tom Six che non sfiora elementi cari agli episodi precedenti come il carattere introspettivo, cupo, le atmosfere plumbee, la sofferenza e la pazzia intima dei protagonisti, per cambiare decisamente rotta. Vediamo in quale maniera.
La storia si svolge in una prigione, una delle tante sovraffollate prigioni già viste in centinaia di prison movie, in pieno deserto. La prigione è diretta da Bill Boss, interpretato da Dieter Laser, un personaggio isterico, violento, nazista e razzista, e se questo non fosse abbastanza, pure sull’orlo della pazzia. La sua prigione verte in uno stato pietoso, la maggior parte dei detenuti è composta da ribelli violenti e, come se non bastasse, il Governatore dello stato (Eric Roberts) non ne può più tollerare l’onere a carico del budget, minacciando il licenziamento di tutto lo staff responsabile. Bill Boss, sotto pressione, si sente impotente di fronte alla mancanza di disciplina dei suoi detenuti e, dopo aver provato ogni genere di punizione fisica e psicologica, si arrende totalmente alla pazzia, dando corda a Dwight (Laurence R. Harvey). Quest’ultimo, dopo aver visto The Human Centipede 1 e 2, se ne esce con una proposta stupefacente: ricreare un enorme millepiedi. L’idea non dispiace al direttore che, al grido di “eat – digest” da il via al progetto dell’artropode formato da 500 detenuti.
Tom Six calca la mano sulla pazzia e sulla ferocia del protagonista, i cui caratteri vengono talmente estremizzati ed enfatizzati da sfociare nel comico. Infatti, sebbene Bill Boss urli per tutto il film, getti acqua bollente sul viso dei detenuti, tagli i testicoli al prigioniero che maggiormente glieli rompe, è un personaggio in fin dei conti patetico, tratteggiato proprio per infondere un carattere grottesco nel film. Questa caratterizzazione sembra voler essere una caricatura dell’uomo americano medio: conservatore, razzista e manesco. Sebbene il personaggio del direttore del carcere prevalga su tutti gli altri, come non citare Laurence R. Harvey, già strepitoso nel secondo capitolo, qui ancor più razionalmente folle.
The Human Centipede 3 (Final Sequence), quindi, trasfigura la pazzia demenziale umana, rendendola vera e propria protagonista a discapito del millepiedi stesso, condendo il piatto con la solita dose di pura violenza, urla e caos; con un Tom Six che se la ride stringendo tra i denti un sigaro come effige del film stesso. Da vedere per chiudere il cerchio.
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