THE HOST – Bong Joon-ho
Che l’Italia sia uno dei pochissimi paesi dove questo spettacolare monster movie coreano abbia avuto grossi ritardi distributivi, la dice lunga sulla condizione penosa della nostra penisola. Polemiche a parte, siamo di fronte ad un’ennesima dura lezione da parte del cinema orientale, capace di alternare sonore boiate a opere di una bellezza estrema come, in questo caso, l’opera di Joon-ho Bong che rispolvera a piene mani i bei tempi antichi dei mostri giganti, turpi mutazioni generate dall’incuria umana.
In questo specifico caso, poi, vi si aggiunge una notevole carica ironica che non svilisce il prodotto finale ma che, anzi, lo esalta e lo arricchisce rendendo il tutto un capitolo fondamentale della nuova sci-fi. In realtà l’ironia viene determinata sopratutto da contenuti che estremizzano l’allarmismo generale promosso da sedicenti virus come l’aviaria o la sars che vanno e vengono per l’aria ma che di fatto, sembrano generare solo panico e null’altro. Questa situazione paradossale viene mirabilmente esemplificata in The Host con la cieca ottusità dei militari, complice il governo americano, che non esitano a scatenare il pandemonio per debellare un’infezione che, in realtà non è mai esistita.
Siamo sul fiume Han, in una tranquilla giornata di sole che si trasforma improvvisamente in un incubo a ciel sereno con l’apparizione di un gigantesco anfibio mutante generato da un eccesso di formaldeide versata senza alcun motivo da un gruppo di medici (ovviamente chi ordina il misfatto è un americano). La creatura diffonde morte e terrore ma anche la psicosi di un virus che attacca chi viene a contatto con il mostro. Questa psicosi viene esemplificata in una scena di grande cinema dove un gruppo di passanti, tutti dotati di mascherina, ascolta per radio come si manifestano i sintomi del morbo, ovvero un normale raffreddore; ad un certo punto uno comincia a tossire, sputa in una pozzanghera, una macchina passa e spruzza i passanti generando il panico. Il resto del film vede la famiglia Park alla ricerca della figlioletta Hyun seo (Ah-sung Ko) rapita dal mostro e nascosta in un canale di scolo.
Due ore di adrenalina pura, momenti geniali e neanche la minima traccia di cadute di stile. La creatura, realizzata in 3d, si muove benissimo tra la folla e nelle limacciose acque del fiume, i personaggi vengono ben caratterizzati all’interno di una fotografia piovosa e cupa in stile Blade Runner incastonata in un groviglio urbano di ponti, grattacieli e strutture modernissime.
Bong attualizza il monster movie alla “youtube generation” che, alle apparizioni del mostro, guarda curiosa e divertita e riprende con il cellulare. Un film già cult ovunque, uno dei veri e propri capolavori del nuovo millennio. Da scoprire e amare.