THE EXORCISM OF EMILY ROSE – Scott Derrickson
Padre Moore (Tom Wilkinson) non riesce a completare l’esorcismo sulla giovane Emily Rose (Jennifer Carpenter) perché la ragazza muore prima, dilaniata dal dolore e dalle ferite auto-inflitte in preda ad un’isteria dalla contorta ed oscura origine. Questo caso porta padre Moore in tribunale con l’accusa di omicidio volontario, perpetrato dal prete annebbiato dalle sue credenze religiose e incapace di vedere ciò che poteva annidarsi dentro il corpo di Emily da un’ottica prettamente medica.
Basato su una storia realmente accaduta, The Exorcism of Emily Rose si trascina tra il filone legal-thriller e l’horror dosando furbescamente il lato religioso e quello prettamente scientifico / biologico. La caduta abissale la creano il senso di inconcludenza (il film risulta impalpabilmente ibrido nella messa in scena finale) e, soprattutto, l’effigie “Tratto da una storia vera”: ciò irrita in modo scottante in quanto, anche per un profano di termini e procedure legali, si nota una sinfonia di particolari che suonano in maniera decisamente stonata.
In tutta la sequenza di fatti giudiziari non si tiene per nulla conto dell’arretratezza e del bigottismo della famiglia mai citata in giudizio, invece risulta proprio questo uno dei cardini della reale storia di Emily Rose (vero nome Anneliese Michelle), come si scopre leggendone il dossier storicamente redatto. Inoltre, l’inserimento di scene dove il maligno disturba l’agnostico avvocato è una forzatura, mai credibile e creato ad hoc per riempire i buchi e rimpolpare il versante horror della pellicola.
La confezione creata da Scott Derrickson è ovviamente impeccabile, ai limiti della patinatura, con ottimi costumi, scenografie, effetti speciali, ma imperniata su una pochezza irritante di fondo, incapace di catapultare lo spettatore tra le trame di una storia tristemente “vera”, ma ricostruendo e costruendo la pellicola ad arte, fregandosene anche della sensibilità delle persone che hanno vissuto il dramma nel non troppo lontano 1976.
Nota positiva l’ottima interpretazioni di Jennifer Carpenter, esasperata e dolorosa, concreta e triste, capace di dar vita ad un personaggio che buca lo schermo, paragonabile al fascino orrorifico della piccola Linda Blair (L’esorcista). Tutto il resto vale poco: incoerente, ripetitivo e scaltramente dogmatico.