THE CHOICE – Annamaria Lorusso
Un uomo fermo in macchina. Il ritmo ansioso dei battiti del cuore, il respiro affannoso, le dita esangui dalla pressione sul volante. Un momento di coraggio o di follia, un secondo di amarezza o consapevolezza e la pistola esplode. Il corpo che cade, il sangue che bagna un pavimento lordo di peccato ed il tour tra i gironi infernali inizia senza un Virgilio, accompagnatore di anime capace di condurle sino alle porte del paradiso.
Un cammino tra figure sinuose, bambini lordi di sangue, violinisti che suonano requiem di morte, clown dal sorriso beffardo, sino ad infrangersi sulla pelle muscolosa di un gigante che indossa una maschera per coprire un volto che trasuda pestilenza. Un percorso che diviene decorso, un passo dopo l’altro per pensare alle conseguenze di una … scelta.
The Choice, cortometraggio di circa venti minuti diretto da Annamaria Lorusso (Ombre nella Memoria, Il Tempo di un Respiro) rientra in quella bizzarra categoria a metà tra esercizio di stile e avanguardia horror-pop. Quest’ultimo in quanto tappezza di colori e suggestioni una narrazione prettamente da horror vecchio stampo, il primo perché non è semplice cogliere i confini tra manierismo, ossessioni ataviche e puro rimando a tonnellate di riprese (riuscite) già viste in altrettanti film. Lo spunto, sicuramente, non è nulla di originale: un frame della vita di un uomo, scalfito dalla morte altrui e immerso nella palude del non ritorno: cosa mantenere in vita? Se stessi ed il dolore o il ricordo di quello che è stato sino al momento della deflagrazione?
La realizzazione tecnica, tuttavia, è decisamente sopra la media degli indipendenti, italiani (e non), garantendo a The Choice un possibile palcoscenico internazionale di rilievo. La fotografia è realizzata con gusto e professionalità, la camera scorre via con movimenti a volte imprevisti, mentre l’unica nota dolente è data da un montaggio che non riesce a carpire i momenti del terrore, vuoi anche per una certa evidenza degli stessi. Eccellente anche la musica, per nulla scontata e in determinati frangenti vera e propria protagonista. Da menzionare anche un cast assolutamente in parte, da un eccellente Roberto D’Antona, ad una ammaliante Annamaria Lorusso, sino ad un sontuoso Michael Segal.
Restiamo in attesa del prossimo passo della regista novarese, aspettandoci un balzo in avanti dal punto di vista del plot, sfruttando le solide basi insite nel dna di Annamaria e dell’ensamble che la sostiene. Compirà la sua “scelta” ponderatamente?