TETSUO 3 – Shinya Tsukamoto
Anthony è un uomo d’affari americano, lavora e vive a Tokyo con la moglie giapponese e il figlioletto di tre anni. Quando il bambino viene ucciso da un uomo misterioso, Anthony viene spinto dalla disperazione a scavare nel suo passato e dentro di sé, scoprendo la verità nascosta nel suo corpo … un corpo d’acciaio.
Credo che un linguaggio sia tale quando l’immagine, inevitabilmente, rivela la pelle del proprio autore, l’autoritratto inestinguibile di chi lo ha partorito, ma anche quando raccoglie in quei caratteri congeniti, la forma di cui il proprio corpo ne è la struttura. Se Tetsuo – The Iron Man è stata la patologia che attraverso il sodalizio con la ruggine ha partorito una diversa struttura (“nuova – umana”), Tetsuo – The Bullet Man sembra figlio della pelle di un padre anonimo, riconoscibile nella mano di chiunque e rintracciabile soltanto in quegli espedienti storici che da più di vent’anni segnano il cinema di Shinya Tsukamoto.
Tetsuo – The Iron Man è stato uno dei più grandi esempi di linguaggio della storia del cinema, dove la “pellicola “non era soltanto il veicolo per impressionare un’azione o un supporto fatto semplicemente per registrare, ma la parte integrante e crudele della performance, della grana e della luce errata, della sottoesposizione che rivelava i passi sempre più veloci della cancrena e la porta perfetta di un’endoscopia che nella sua costante mutava fino alla contaminazione dei tessuti. La struttura era fatta di ruggine e pelle avariata nella celluloide.
Tetsuo 3 – The Bullet Man è semplicemente un film. La video-registrazione non è più un atteggiamento, ma soltanto il fare di un regista. Le immagini hanno un buon impatto visivo, sposano perfettamente con il mood musicale e la fotografia, di buona fattura, accompagna l’ azione dei protagonisti e i dialoghi.
Shinya Tsukamoto non ci fa più entrare nella ferita di un corpo stracciato ma ce lo descrive “scientificamente”. Fa sentire in maniera forte il senso della famiglia e dell’amore, dove la sensualità della donna amata si tramuta in puro affetto e dedizione per il coniuge. Forse è questo il senso o il messaggio più giusto dell’autore, che continua a deviarci, questa volta, in scelte un po’ più etiche e meno apocalittiche. E la sete di vendetta, un sentimento con cui si può convivere e per questo conoscerlo fino a gestirlo, è la perfetta conseguenza della follia di un passato da superare, in modo da guardare sempre avanti.