TERMINATOR GENISYS – Alan Taylor
Anno 2029: le macchine hanno preso il sopravvento sull’uomo e sul pianeta Terra, resiste solo un manipolo di valorosi soldati guidati dal mitico John Connor (Jason Clarke, Zero Dark Thirty).
Per preservare la speranza e la sua stessa esistenza, Connor invia il fidato Sergente Reese (Jai Courtney) nel passato, precisamente nel 1984 per proteggere la madre di John, Sarah (Emilia Clarke, Trono Di Spade), dalla minaccia dei Terminator, “unità di infiltrazione robotiche” con un’unica missione: uccidere la donna ed impedire così la nascita del futuro capo dei ribelli.
L’andirivieni spaziotemporale di Terminator Genisys – quinto atto della saga sci-fi varata da James Cameron – è complicato sia da riassumere che da seguire sullo schermo: gli innumerevoli loop e i paradossi temporali raccolgono 45 anni di guerra tra uomo e macchina, puntando a riallacciare il discorso dei primi due bellissimi film, ma esagerando nel miscuglio narrativo. Un po’ di confusione è evidente e crescente: peccato perché la prima mezzora di Genisys è ottima azione a ritmi vertiginosi, post-apocalisse al cubo, anche un T-1000 rivisitato che non fa rimpiangere più di tanto il (leggendario) originale.
La rimpatriata di umani, robot e vie di mezzo già visti nei capitoli precedenti attira il nostalgico (leggi: me) e cattura il novizio (leggi: ragazzini tamarri seduti vicino che smettono di chiacchierare). Poi però la missione di salvataggio del mondo fa affiorare i limiti di un film ricalcato, dove neanche il fattore “genisys” – sistema operativo globale che nasconde l’ennesimo piano malvagio di Skynet – regala qualcosa di nuovo.
Discorso a parte per LUI: Arnold Schwarzenegger torna in plurime vesti, sempre esoscheletriche, ironiche e bad ass. Dalla versione giovane e digitale a quella reale e rugosa, che si autodefinisce “vecchia, ma non obsoleta”.
E forse il concetto lo si può estendere al film, che si aggrappa saldamente al glorioso passato, con molta meno brillantezza, meno furore, ma ancora qualche buona idea che può tornare utile non solo agli aficionados.
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