STAR TREK: INTO DARKNESS – J. J. Abrams
Una nuova minaccia sta scavando il terreno sotto i piedi dell’equipaggio dell’Enterprise proprio mentre una scelta emozionale del capitano Kirk, quella di salvare Spock dalla morte nel cratere di un vulcano, viola il protocollo, spingendo il capitano fuori dal suo posto di comando.
Alle minacce esterne si sommano quelle interne, scaraventando il team di esploratori in mezzo ad un turbine inaspettato che ne metterà a dura prova la stabilità dei rapporti interni, minando la credibilità delle operazione interstellari stesse.
J. J. Abrams solleva nuovamente il sipario nella saga di Star Trek, avendo stavolta già preso dimestichezza con il franchise e superando con impeto la fase primigenia esplorativa di luoghi così come di personaggi (e non scordiamo i gusti del pubblico). Star Trek: into darkness accelera sugli aspetti aerodinamici della vicenda, non ha il problema (in minutaggio) di dover presentare cast/caratteri, e si scaglia in un contesto alle volte ironico, altre malinconico, comunque sempre ritmato, surclassando in qualità il seppur buon predecessore.
Sfruttando un “bad guy” noto della serie, Kahn (Star Trek II – L’ira di Kahn, oltre che nel telefilm), rievoca ancora una volta il passato in chiave moderna, non accontentandosi di citare ma volendo sperimentare sulle proprie corde. Ne viene fuori un film mai impacciato o noioso, dove i due protagonisti, Spock e Kirk, si trovano in contrasto fino allo scontato incontro di vedute e, contornati da ottimi co-protagonisti, raccolgono un’altra medaglia alla bravura di uno scintillante J. J. Abrams.
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