SPASMO – Umberto Lenzi
Christian trova una donna apparentemente svenuta sulla spiaggia. Le si avvicina per scoprire che è ancora viva, ma la donna dopo poco fugge, lasciando l’imprenditore sul posto. Casualità o volontà fanno rincontrare la donna al giovane imprenditore, a bordo di uno yatch su cui si sta tenendo una festa. La donna trascina Christian nella sua stanza, ma uno sconosciuto armato lo assale nel bagno.
Durante la colluttazione il sicario viene ucciso da Christian che, ingenuamente, non chiama subito la polizia. Una distrazione, strane presenze, delle bambole di gomma impiccate, la scomparsa del cadavere … e una corsa verso la follia.
Umberto Lenzi costruisce una trama intricata in parte volontariamente, in parte per non eccessivo zelo nella preparazione della sceneggiatura. Questa dicotomia si trascina dall’inizio alla fine costringendo chi guarda a perdersi nei meandri di un filo logico attorcigliato ad ogni ostacolo (e quindi difficile da dipanare) ma, al contempo, a porsi molte domande per intuire prima del twist finale cosa sia accaduto. Nonostante un procedere, quindi, non propriamente fluido, l’interesse raramente scema in quanto la curiosità non perde mai mordente.
Spasmo è un giallo anche privo delle solite modalità da slasher movie che caratterizzano altri lavori dell’epoca (da Sei donne per l’assassino a Sette scialli di seta gialla), preferendo un montaggio che punta sulla storia senza necessariamente avere i tempi scanditi dagli assassini e giocando sull’ambiguità. Buono il cast, sospinto dai convincenti Robert Hoffman, Suzy Kendall e Ivan Rassimov, sino al notevole finale, di sicuro impatto. Anomalo ma (proprio per questo) da vedere.