SIBERIA – Season 1
Un gruppo di 16 persone viene trasportato in elicottero in mezzo alla selvaggia regione siberiana di Tunguska, la stessa dove quasi cento anni prima alcune persone sono misteriosamente scomparse. Il gioco è semplice: devono restare lì fino alla fine. Chi non ce la fa può entrare nella zona di salvezza, chiamare l’elicottero d’emergenza e tornare a casa.
Girato esattamente come un reality show, Siberia è un drama sul format di “Survivor” (che poi è diventato il più stupido, ma più fortunato “L’Isola dei Famosi”): soli con i cameraman in questa regione selvaggia, i concorrenti devono procurarsi cibo e acqua e restare vivi, sfogandosi saltuariamente con la telecamera in un angolo appartato, parlando (male) dei colleghi di reality. Il primo giorno addirittura vengono già mandati a casa i primi due (gli ultimi di una lunga corsa verso l’accampamento) e, di lì a breve, qualcuno abbandonerà il gioco di propria iniziativa. Ma è chiaro che la serie non ha voglia di restare sui binari di un reality a tutti gli effetti, anche perché non avrebbe alcuna ragione di esistere; quindi, dopo qualche giorno, la situazione degenera e il gioco sembra finito.
Sfruttando un fatto di cronaca (nel 1908 nella regione di Tunguska si è davvero verificata una gigantesca esplosione causata dall’impatto di una cometa o un meteoroide) gli autori (della serie o del reality?) aggiungono del mistero al regolare svolgimento delle attività quotidiane. Ad un tratto pare che davvero i superstiti restino soli in questa regione ormai apparentemente deserta, tra suoni misteriosi che arrivano dalla vegetazione, oscuri ritrovamenti e la terribile sensazione ‘lostiana’ di non essere poi davvero soli. Anche qui, infatti, Lost la fa da padrone, e i dejà vu si sprecano, ma lo stratagemma da reality, invece di regalare allo spettatore qualcosa in più, si rivela un autogol: mille sono le domande che lo spettatore è costretto a porsi sulle riprese e sui cameraman (dove dormono, come mangiano e tante altre che non possiamo anticipare), stemperando così la tensione nei pochi momenti in cui lo sviluppo sembrava decollare.
Oltre alla bassissima credibilità, la serie manca totalmente di inventiva e di originalità in ogni sviluppo narrativo e per ogni stratagemma volto a far evolvere la trama: tutto già visto, tutto abbastanza prevedibile e noioso. Il tratto positivo è la capacità di restare sempre nelle righe, facile sarebbe stato abusare di scene di nudo o di espliciti riferimenti sessuali, ma qui mancano quasi del tutto. Purtroppo non c’è altro, al di là di qualche breve momento di pathos e di alcune piccole e sparute scintille di curiosità seminate dagli autori. Finale apertissimo, nell’ottimistica convinzione di avere un riscontro positivo di pubblico, quello vero, per continuare. Curiosità: tutti gli attori si chiamano con il loro vero nome.
VOTO: 3/10