SHADOW – Federico Zampaglione
Un cielo plumbeo incombe sulla fitta foresta di Shadow, striature grigie sembrano fagocitare il lembo di terra dove David vaga con la sua mountain bike. La guerra in Iraq che incombe come un’ombra (è un caso?) dietro le sue spalle, un vortice da cui non si può uscire ma da cui si rischia di essere risucchiati. Paura, oscurità sono filamenti di sangue che baciano catarsi e redenzione, tra le mani sporche di un tetro mietitore.
David (Jake Muxworthy) incontra Angeline (Karina Testa) in un piccolo ritrovo sulla montagna, vengono braccati da due rozzi cacciatori e la loro fuga termina in un anfratto nebbioso della foresta, dove una invisibile linea di confine sembra delimitarne le porte. In un silenzio inquietante una figura scheletrica (Nuot Arquint) si muove mimetizzandosi nel glaciale buio della notte …
Esaltato come il film della rinascita dell’horror italiano, SHADOW risulta sfolgorante rispetto alle ultime (disastrose) imprese italiche proposte al cinema (Imago Mortis, Visions, Smile), ingloba insegnamenti di maestri del genere in maniera intelligente e disegna un villain di tutto rispetto. Può tuttavia definirsi capolavoro capace di echeggiare come un rombo di tuono in una stanza vuota? Direi proprio di no. Per cui se mi sembra azzardato parlare di rinascita, sicuramente si può augurare a Federico Zampaglione di esser proprio lui l’apripista (o meglio l’ariete) capace di tracciare un sentiero da cui lasciar dipartire nuove schegge italiane. Possiede tutte le carte in regola.
Il maggior pregio di SHADOW è imbastire un sottotesto drammatico (come quello legato alla guerra in Iraq), immergerlo in una architettura tipicamente horror (con tanto di notevole boogeyman), lasciar scorrere il sangue e seguire meccanismi di tensione originali ed innovativi (per esempio durante la scena in cui uno dei cacciatori viene torturato, ma non si capisce in che modo finché la telecamera non segue i fili che collegano il marchingegno del killer ail lettino della vittima). Un horror puro che intrattiene e spaventa, fotografato in maniera egregia e dotato di un sound engineering di tutto rispetto.
Eccellenti tutti gli attori, totalmente immersi nei loro personaggi e mai patinati ma anzi presentati con dovizia di particolari che molti registi dimenticano (escluso Rob Zombie): unghie e capelli sporchi, vestiti sdruciti, scarponi infangati e ferite sanguinanti che restano tali.
Inutile girarci intorno, quello che lascia interdetti è sicuramente il finale. Se da alcuni può esser visto come intrigante, l’altra fetta di spettatori può trovarlo irritante. Sicuramente non è originale. La pecca più grande di SHADOW, infatti, è citare un film di Adrian Lyne (che non scrivo per evitare spoiler indiretti) in maniera alquanto palese, perdendo così il mordente accaparrato sino agli ultimi 10 minuti precedenti il finale.
Al di là di questo il film risulta godibile, ben realizzato tecnicamente e pieno di suspense. Una speranza per il cinema di genere italiano che spero non rimanga nel limbo e venga presto seguita da uno stuolo non di copie, ma di lavori altrettanto (se non maggiormente) validi. Il voto finale tiene conto della qualità media dei progetti mondiali, se considerato nel solo contesto italico un 8, anche come incoraggiamento per la debordante voglia di fare del regista, ci starebbe tutto.
Visionato al Fantasy Horror Award 2010, SHADOW ha vinto il premio come migliore sceneggiatura oltre che una menzione speciale.
VOTO: 6/10
Regia: Federico Zampaglione
Cast: Nuot Arquint, Ottaviano Blitch, Gianpiero Cognoli, Chris Coppola, Emilio De Marchi, Jake Muxworthy, Matt Patresi, Karina Testa
Italia, 2010