SECUESTRADOS – Miguel Ángel Vivas
Jaimie, Marta e Isabel sono rispettivamente padre, madre e figlia. Si stanno trasferendo in una nuova casa a Madrid e, distratti dal trasloco, sperano tutti in un futuro più sereno. La richiesta di una figlia adolescente e le solite amarezze familiari passano in secondo piano quando la casa viene assalita da tre tizi in passamontagna. Una martellata e le certezze di una famiglia vanno in frantumi, insieme alla vetrata di casa.
Una rapina che si sarebbe potuta concludere in pochi minuti diventa un incubo senza fine. Jaimie viene preso da uno dei tre e portato presso vari bancomat a svuotare il conto, mentre gli altri due restano a irretire le donne. Non manca lo psicopatico di turno che perde il controllo facilmente e che fa precipitare la situazione tra una tirata e l’altra, minaccia le donne, stupra la figlia, uccide un poliziotto … ed è una gioia per lo spettatore quando gli viene fracassata la faccia con un (orrendo) uovo di bronzo. In esterna il padre cerca di ingraziarsi il rapitore, confuso sul da farsi, incapace di liberarsene, cerca di assecondarlo pur di avere salva la vita sua e della sua famiglia.
Secuestrados è stato il vincitore del deludente Ravenna Nightmare Film Festival 2011. Tra i candidati all’anello d’oro (sarà il vincitore finale) e tra i film visionati, questo è il solo salvabile. Tutto sommato Secuestrados è un film che lascia il tempo che trova, non presenta nulla di nuovo e giustifica a stento l’ondata di violenza mostrata. Possiede una sceneggiatura debole che sostiene a malapena un soggetto quasi inesistente; le modalità in cui lo stesso viene messo in scena è, al contrario, elemento interessante. L’idea che la propria casa non sia un luogo sicuro inquieta e destabilizza chiunque, e Miguel Ángel Vivas sa rivestire la pellicola di un’atmosfera tesa fin dall’inizio, trascinando con forza lo spettatore ad una sgradevole immedesimazione. Spettatore che incoraggia i protagonisti del film, che si schiera, che chiede sangue e che quando alla fine lo trova si esalta.
A mantener viva l’attenzione intervengono gli abbondanti piani sequenza, mentre le istantanee sulle difficoltà respiratorie delle donne mentre intorno gravita il silenzio, il sopportare per diversi minuti i singhiozzi della ragazza che invece di scappare si trastulla nel pianto, risulta noioso. Il regista avrebbe voluto togliere il fiato anche agli spettatori, asfissiarli, ma non riesce nell’intento.
Convergono diversi elementi che, in qualche modo, stupiscono. La sequenza iniziale sembra essere postuma alle immagini seguenti, sembra voler gettare basi da happy ending, diamo per scontato che i rapinatori siano gli operai del trasloco ma ci sbagliamo di nuovo e poi il finale … una rapida sequenza di immagini che rovescia il piatto alla velocità di una raffica di colpi di pistola. Un finale frettoloso, in netto contrasto con tutto il resto del film che, tuttavia, merita una visione.
VOTO: 5.5/10
Regia: Miguel Ángel Vivas
Cast: Fernando Cayo, Manuela Velles, Ana Wagener, Guillermo Barrientos, Dritan Biba Martijn Kuiper, Xoel Yanez
Spagna, 2010