SCREAMERS – Christian Duguay
La terra si smuove, una strana arma si scaglia verso un soldato fendendo la terra e comparendo solo al momento di segare in due il malcapitato. Si tratta degli screamers, automi letali in grado di riconoscere il nemico e assalirlo, prima con suoni assordanti, poi con una lama; arma progettata dall’Alleanza per difendersi dall’assalto del nuovo blocco economico (NEB). Siamo nel 2078, il pianeta Sirius 6B è ormai spezzato in due dalla guerra tra le due fazioni.
Il maggiore Cooper (Peter Weller), a capo dell’Alleanza su Sirius 6B, sentendosi sempre più ingannato e isolato, decide di recarsi verso la base NEB per trattare una sorta di tregua e comprendere cosa stia accadendo veramente sul pianeta e fuori da esso. Tuttavia, durante il tragitto, si imbatte in evoluzioni degli screamers (capaci di emulare il corpo di un bambino, David) che sembrano essersi adattati alla situazione, potenziando il proprio arsenale, potenziando se stessi.
Philip K. Dick è nuovamente mentore di un plot pessimistico, lontano quanto vicino, fantascientifico quanto reale. E l’essenza di Second Variety (1953), il racconto da cui il film è tratto, viene colta molto bene da Christian Duguay, regista capace di raccogliere il basso budget del film e convogliarlo verso la creazione di un’ambientazione (costruzioni fisiche come elementi a compendio) dal grigiore rispecchiante l’umore del testo. Lunghe camminate in scenari catastrofici (la contaminazione è sempre presente) e azione improvvisa, solitamente difesa dall’assalto multiforme degli screamers disegnano una discesa verso un pianeta spento, devastato dagli stessi architetti, e lasciato in piedi per non far arrabbiare le famiglie dei soldati che aspettano i propri cari sulla Terra.
Buono il cast, con un Peter Weller (Robocop) in gran spolvero e un insieme di figuranti abbastanza gigioneschi ma mai esagerati. La tensione taglia l’aria e la curiosità verso l’evolversi della trama riesce a catalizzare l’attenzione, nonostante degli effetti speciali poveri, alcune scelte registiche opinabili ed una mancanza di coralità che avrebbe donato a Screamers un tono più “maestoso” e decadente.